Da Fralerighe n. 1 (gennaio 2012)

Un identikit piuttosto frusto lo identificherebbe nell’amante dell’avventura, in colui che si lascia prendere dall’azione, ma non si accontenta di inseguimenti, colpi di scena e pericoli, per così dire, convenzionali. È bramoso, piuttosto, di sorprese inusitate, aventi come sfondo lo spazio infinito, strani mondi, ere trascorse e rivisitate impunemente, epoche di là da venire, con tutti i loro misteri e i loro disastri più o meno annunciati.
Ma questa descrizione è riduttiva. Lo dimostra, se non altro, il fatto che l’avventura pura e semplice rimane, a tutto beneficio dei suoi fans. E non è esclusivo patrimonio derivato dai classici, da un Salgari, da uno Stevenson o da un Verne. Oggi, la letteratura d’azione vive grazie a penne sempre verdi. Chricton può essere un nome esemplare. D’altro canto è sbagliato pensare che il lettore di fantascienza sia un cultore della fantasia schietta. Tutti sanno che negli anni si è codificato un genere fatto su misura per questi interpreti dalla mente sbrigliata che amano correre in dimensioni completamente avulse dalla realtà.
Il genere si chiama fantasy: è un vero costruttore di mondi, dove i parti della più fervida immaginazione si susseguono in una specie di caleidoscopio ricco delle sorprese più gratuite, ma non per questo indegne di essere contemplate. Gnomi, elfi, draghi, spade nella roccia e anelli incantati sono il meraviglioso armamentario di queste storie, che non conoscono limiti di tempo e di spazio.
Allora chi è il lettore di fantascienza?
Egli ha bisogno dell’avventura e della fantasia. Questi sono solo due ingredienti, tipici ma che a volte rimangono piuttosto marginali.
Ciò che più caratterizza il genere è l’aspetto scientifico. Il suo affezionato fruitore è un affamato di idee, di teorie, di progetti, di scenari futuri. È colui che vuole interrogarsi sugli orizzonti dentro cui si muove questa nostra realtà, per ipotizzarne sviluppi, pericoli, frontiere, risvolti, ragioni profonde non esperibili se non con la speculazione e con un briciolo di immaginazione. L’appassionato di fantascienza è colui che porta all’estremo la realtà, prospettando il futuro (buono o funesto), individuando possibili distorsioni di ciò che cade sotto i nostri occhi e sotto i nostri sensi. È uno che vuole leggere con spirito filosofico e scientifico (speculatore), ma senza i legami della verifica. Volando quindi con le ali di una fantasia ragionativa, vuole interrogarsi sui princìpi dell’universo in cui viviamo e in cui ci sentiamo irrimediabilmente perduti.
Giuseppe Novellino