Io e la mia amica Christine avevamo deciso di sfidare la morte, di andare oltre i limiti umani e quelli del tempo, per incontrare l’uomo che ha segnato la storia del giallo e dell’horror: Edgar Allan Poe. Ci avevano detto che in una vecchia casa diroccata situata in un sobborgo oscuro, una donna anziana e gobba parlava con i morti, interpellandoli con la sua sfera di cristallo e con formule oscure e antichissime. Così, sprezzanti del pericolo e della paura, ci andammo. Bussammo tre volte e il portone si aprì, cigolando. Dietro di esso c’era lei, la strega, piccola e gobba, dall’aria arcigna e misteriosa. Ci fece entrare in casa sua, e in cambio di tre monete d’oro evocò per noi l’anima di Edgar Allan Poe…
Poe: Chi di voi ha evocato quest’anima affannata e senza riposo?
Aniello Troiano: Salve, signor Poe. Siamo due scrittori alle prime armi che fanno parte di un progetto, una rivista in ebook…
Poe: Ah sì, diavolerie senza sentimento e che in nessun modo rinforzano i caratteri. Ricordo molto poco della mia precedente vita, delle membra malate che ospitavano la mia essenza maledetta, eppure ricordo i giornali e coloro che tentarono più volte di tarpare le mie ali. Malevoli privi di talento, ne esisteranno ancora oggi! Fate presto, dico ad entrambi: quelle che vedo sono solo tre monete d’oro. Cosa vorreste da me?
A.T.: Solo farle delle domande. Sa, signor Poe, oggi lei viene ancora letto e ammirato da molti, e su Internet si fa un gran parlare di lei.
Poe: Questo mi lusinga.
A.T: Ne siamo contenti. Abbiamo deciso di dedicarle un certo spazio in questo numero della rivista. A proposito, inizio con la prima domanda. Come è nata in lei l’idea per I Delitti della Rue Morgue?
Poe: Ho sempre creduto che noi scrivessimo per diletto e perché altri ne traessero a loro volta, attraverso stimoli pari a null’altro. Enigmi, conoscete qualcosa di più rimarcabile? Assassini, deplorevoli mentecatti che tuttavia son sempre riusciti ad ossessionarmi, come mille voci nelle orecchie. Molti possiedono una sensibilità simile.
A.T: Capisco. Lei come vede i romanzi impegnati di oggi?
Poe: Come potrete ben vedere, c’è poco con cui trascorrere il tempo in questo luogo che è tutto e nulla. Tuttavia giungono molte voci, molte notizie trasportate da altri dannati come me, esse riguardano delitti fuor d’ogni immaginazione! Il mio lavoro, le mie opere tutte impallidiscono al confronto con le scellerate belve che il Demonio in persona ha ultimamente sguinzagliato su questa terra.
A.T: Però a suo modo anche Il mistero di Marie Roget è un racconto impegnato, non trova?
Poe: Forse.
A.T.: Oggi si fa un gran parlare di lei per quanto riguarda il giallo. Viene considerato il padre fondatore del genere. Ne è contento?
Poe: Certamente, ma mi avrebbe reso ben più lieto una vita meno breve e grama.
A.T. Capisco. Non le rubo altro tempo, la lascio parlare con Christine.
A quel punto toccò a me. Mi feci forza; trovarmi al cospetto di un simile caposaldo della letteratura – e mia prima ispirazione – fu toccante fuor d’ogni misura. Osservai le tre monete d’oro lasciate in mano all’anziana megera e il mio pensiero tornò ai classici tanto amati da Poe: due monete poste sugli occhi del defunto, la paga per il Traghettatore attraverso lo Stige.
Christine Amberpit: Mi chiedo se qualcuno ha pagato per lei due dracme o se ha condannato la sua anima a vagare eternamente, tormentata, come quelle delle donne che ha molto amato nei suoi racconti.
Poe: Costoro mi furon d’ispirazione, affinché riuscissi a liberarmi dell’orrore che attanagliava la mia anima. Ho spesso supplicato la consolazione dell’oblio che solo le acque del Lete avrebbero potuto darmi, eppure quel dispettoso rapace ha stretto il mio povero cuore tra i suoi infami artigli.
C.A.: Il corvo?
Poe: Il corvo, il corvo! Lui, sciagurato mostro, eco dei miei incubi e dei miei timori! Malevola bestia! Non volle far altro che ricordarmi i miei errori e le mie colpe.
C.A. Perché tanta disperazione? Perché tanto orrore?
Poe: Perché la vita è vuota e ingrata: ho tentato di annegare i miei affanni nella perversione, ma ne ottenni di diventare quanto più simile ad uno dei protagonisti delle mie storie. Ero una folle caricatura di me stesso e voi comunque tentate di rendere onore a questa evanescente figura che sono. Perché lo fate?
Ci guardammo attoniti: che la vera ragione del nostro incontro ci fosse sfuggita a causa dei nostri dubbi letterari? Tentammo di chiedergli cosa fosse realmente accaduto quella fatidica notte d’ottobre, ma lui proseguì nel ripetere il suo perché tanto decisamente quanto lo era il corvo, appollaiato sui busti antichi, nel ripetere mai più. Sollevò una delle mani pallide, le mani di una creatura che non era né Poe né l’anziana medium, le sue dita toccarono due delle monete d’oro ed aggiunse: “finalmente potrò godere del favore di Caronte”.
Quando la megera aprì i suoi occhi, posati questi ultimi sull’unica moneta rimasta, ci intimò di lasciarla alle proprie riflessioni e meditare su quanto era appena accaduto, trarne le nostre conclusioni.
Aniello Troiano, Christine Amberpit…
… e naturalmente l’anima di Edgar Allan Poe!