L’ospite di questo numero è Monique Scisci, autrice esordiente del milanese, entrata nel panorama editoriale con il romanzo Urban Fantasy L’ampolla scarlatta, edito da Ciesse Edizioni e pubblicato nel mese di luglio 2012. Ma lasciamo che sia l’autrice a presentarsi ai lettori, a parlare del suo romanzo e a discutere di editoria e genere fantastico.
***
D: Ciao Monique, benvenuta sulla Rivista Fralerighe. Per rompere il ghiaccio ci parli un po’ di te?
R: Ciao Maurizio, innanzitutto grazie per la possibilità che mi stai dando, parlare del mio romanzo è sempre un piacere immenso, ogni volta cerco di mettere in luce gli aspetti più interessanti con la speranza di incuriosire i lettori.
Cosa posso raccontarti di me? Ho una vita abbastanza frenetica; lavoro, gestisco la casa, il cane e il marito, ma trovo sempre il tempo per scrivere. Dopo l’uscita del libro sono nate nuove collaborazioni “scrittevoli” che, indubbiamente, hanno aumentato il carico, ma non mi lamento. Sto vivendo un periodo bellissimo. Sono entrata a fare parte di un mondo nuovo che mi piace, e ancora faccio fatica a credere che stia succedendo proprio a me. Amo leggere, tantissimo, se mi piace un libro sono capace di restare sveglia fino alle quattro del mattino (orario limite che mi sono autoimposta), fosse per me leggerei e scriverei tutto il giorno, ma per ovvie ragioni devo limitarmi. Sono un’appassionata di cinema e serie televisive verso cui sviluppo un interesse compulsivo. Per il resto sono una persona apparentemente normale.
D: L’Ampolla Scarlatta è il tuo primo romanzo. Com’è nato?
R: L’Ampolla Scarlatta è nato in un periodo complicato della mia vita, per riemergere ho iniziato a vivere in un mondo parallelo, quello dell’immaginazione, e dal nulla è emersa una storia. Mio marito mi ha incoraggiata molto, e così ho iniziato a trasporre su carta i miei pensieri. La storia si è srotolata capitolo dopo capitolo, la trama si è infittita e i personaggi sono emersi come attori di un film, ero io che seguivo l’evolversi e non il contrario. Vedevo le scene e le trascrivevo. Un’esperienza emozionante che credevo fine a se stessa. Ecco perché quando è arrivata la proposta di pubblicazione di Ciesse Edizioni mi è mancata la terra sotto i piedi dalla la felicità. Ho iniziato a credere di vivere un sogno. La collaborazione con Alexia Bianchini che si è occupata dell’editing, è stata fondamentale e istruttiva, da lei ho appreso davvero molto, anche se ho ancora un bel po’ di strada da fare.
D: Chi è Aurora nella tua concezione del romanzo?
R: Aurora è la protagonista, il personaggio principale, il narratore e il collante di tutte le figure che compaiono. È una parte di me, il passato e il futuro. Ho scelto di dar vita al personaggio in un momento difficile della sua vita, forse attingendo dal mio vissuto personale. Il suo percorso è una crescita psicologica che culmina con l’accettazione, con la rivincita. È un soggetto apparentemente semplice ma che, in realtà, racchiude turbamenti e insicurezze dovute a un costante senso di inadeguatezza, che spesso caratterizza le persone.
D: Vampiri e lupi. Scelta ardita in un mercato che ne è ormai saturo. Perché hai scelto proprio questi temi?
R: In realtà non è stata propriamente una scelta, sono sempre stata attratta da queste figure misteriose e, quando ho iniziato a pensare una ipotetica trama, sono emerse in tutta autonomia. Differenze rispetto all’iconografia classica ci sono; nonostante abbia attinto dall’immaginario collettivo, ho cercato di inventare qualcosa di nuovo, sfruttando alcune letture a cui sono affezionata, per riconsegnare al vampiro la sua identità ambivalente, divisa tra il bene e il male. Ho anche reso attuale il contesto, per rendere la storia più credibile e realistica, e per fare in modo che il lettore possa avvicinarsi ai temi trattati in maniera istintiva. A tal proposito, la tua domanda mi permette di rispondere a tutti coloro si chiedono come mai esiste questo forte richiamo attorno alla figura del vampiro, basandosi sul clamore mediatico di Twilght. Come hai giustamente fatto notare, circolano molti romanzi a tema vampirico, ma non è un fenomeno attuale tantomeno di passaggio. Di fatto, una delle prime opere che trattò il mito fu Varney il vampiro di Thomas Prest e James M. Rymer, romanzo gotico pubblicato sotto forma di opuscolo nel 1845. Nel 1872 Sheridan La Fanu scrisse il racconto Carmilla che non influenzò solo la cinematografia, ma lo stesso Bram Stocker, che nel 1896 scrisse il famoso Dracula (di cui fra l’altro esiste un sequel scritto dal pronipote pubblicato nel 2009), che Francis Ford Coppola traspose in una pellicola di successo anni dopo. Tutto questo per far meglio comprendere quanto in realtà sia radicato l’interesse per la letteratura vampiresca, riportata in auge negli ultimi anni, grazie ai romanzi di Anne Rice che ci restituisce un’idea moderna, a Stephanie Meyer e tanti altri autori che hanno deciso di cimentarsi con il mito. L’interesse per questa figura non è un fenomeno recente, anzi. Il vampiro attrae e questo è un dato indiscusso. Racchiude in sé il fascino del proibito, fa sognare una vita eterna, in alcuni casi rappresenta la redenzione, il bene che domina sul male, in altre è forza allo stato puro, aggressività, violenza che si mescola alla seduzione, è potere, ricchezza, abbatte le barriere sociali. Insomma, comunque lo si descriva, offre spunti interessanti e fa volare con la fantasia. Non trovo strano che molti autori decidano di trattare il mito, ognuno con un proprio schema costruendo immaginari sempre diversi. Per quanto riguarda il lupo, in realtà, il mio non ha nulla a che vedere con la licantropia, ho cercato di dare un significato diverso coniugando l’animale al sovrannaturale.
D: Quali autori – nell’ambito del Fantastico – ti hanno influenzato maggiormente?
R: Sicuramente Bram Stoker, il suo Dracula mi ha trasmesso l’amore per il genere, Jeanne Kalogridis di cui ho letto I Diari della famiglia Dracula e Il Patto con il Vampiro e ovviamente Anne Rice. Di recente ho letto molti dei romanzi in circolazione nel vasto panorama fantasy, ma questi tre autori sono stati fondamentali per la scelta degli ingredienti.
D: Che cognizione hai del Fantastico italiano?
R: Sono fermamente convinta che si debba investire sulla narrativa fantastica italiana. Di recente ho letto diverse opere di autori nostrani, anche esordienti, che mi hanno colpita per la loro freschezza e originalità. Libri raffinati, ben scritti che non hanno nulla da invidiare ai colleghi stranieri. È vero che il fantasy è un genere che in seguito a diverse situazioni culturali, ha attecchito poco nel nostro paese, e che purtroppo le grandi Case Editrici non sfruttano le nostre risorse prediligendo la traduzione di testi anglosassoni, ma è anche vero che con Internet, oggi possiamo abituare i lettori a leggere romanzi pubblicati da case editrici medio-piccole, che per fortuna, scelgono di puntare su di noi. Il mondo del fantastico è in espansione, io confido nelle scelte di coloro che leggono.
D: Indiscrezioni sulle prossime uscite?
R: Sto lavorando a diversi progetti tra cui il sequel de L’Ampolla Scarlatta, ma al momento sono concentrata sulla promozione del mio romanzo d’esordio, proprio perché credo sia importante diffonderlo il più possibile per farmi conoscere e fidelizzare i lettori.
Ringrazio Monique Scisci per l’intervista a nome della redazione di Fralerighe!
Grazie a te Maurizio e un saluto alla redazione di Fralerighe.
Monique Scisci e Maurizio Vicedomini