Ogni anno si afferma un nuovo genere letterario legato al panorama del fantastico: se nel 2008 andavano di moda i vampiri sentimentali grazie al successo di Twilight di Stephenie Meyer e nel 2011 le revisioni in stile gotico delle fiabe più famose dei fratelli Grimm e in particolare di “Alice nel Paese delle Meraviglie” di Lewis Carroll, subito dopo l’uscita del film prodotto dalla Disney di Alice in Wonderland e girato da Tim Burton, nel 2013 non avremo dubbi che sarà la saga degli Hunger Games di Suzanne Collins ad aprire la strada ad un nuovo sottogenere fantasy già in voga negli USA e presente inconsciamente in molte altre opere fantasy. Il sottogenere di cui stiamo parlando è il distopico, ossia una storia i cui elementi fantastici di riferimento per eccellenza sono l’ambientazione, non sempre futuristica e post-apocalittica (a volte si tratta di un presente alternativo), e lo svolgimento dei fatti. Nelle storie distopiche, infatti, troveremo il più delle volte uomini che sono stati ridotti in schiavitù da una cerchia di ricchi e potenti signori o, semplicemente, dalla Società.
Per iniziare a parlare di questo sottogenere, basti elencare in breve alcune delle opere fantasy-distopico più note in Italia; la prima fra queste opere che ha attirato l’attenzione di tutto il mondo è, come accennato prima, la trilogia “Hunger Games” di Suzanne Collins, una storia ambientata in un futuro ( si presume ) apocalittico in cui gli USA sono stati sostituiti dal territorio di Panem, diviso di conseguenza in dodici Distretti che devono seguire le spietate leggi di Capital City. Per punire gli abitanti, in seguito ad un tentativo fallito di rivolta al sistema totalitario del territorio, ogni anno ciascun da ciascun distretto vengono scelti a caso un ragazzo e una ragazza di età compresa fra i dodici e i diciotto anni per partecipare agli spietati Hunger Games, una sorta di combattimento mortale trasmesso sul grande schermo, come se si trattasse di un semplice reality show, in cui soltanto uno riuscirà a sopravvivere. Di questo genere conosciamo anche la saga di Kiera Cass, in Italia lanciata dalla casa editrice Sperling & Kupfer nel 2013, “The selection”, storia in cui alcune ragazze vengono scelte per poter partecipare ad un reality show il cui premio è il regno; infatti, chi vincerà sposerà il principe e diventerà la sovrana. Nel Anche qui l’ambientazione è la tipica terra devastata dalla fame e dalla violenza, “tipica” di questo genere.
Come abbiamo avuto modo di capire dalla lettura delle trame, nel distopico i personaggi devono andare contro i loro sogni e soprattutto la loro morale pur di salvarsi o pur di salvare qualcun altro (come nel caso di Hunger Games). Altre volte il distopico assume una nota di violenza o, addirittura, viene a contatto con elementi fantascientifici come in “Matched – la scelta”, un libro edito da Fazi Editore nel 2011 e scritto da Allie Condie.
Matched è una trilogia distopica in cui le donne e gli uomini del mondo alternativo, creato dall’autrice stessa, devono seguire gli stessi sviluppi della propria vita (sposarsi a venti anni con la persona selezionata appositamente per loro da un computer, svolgere le mansioni selezionate dalla Società per loro e morire di vecchiaia a ottant’anni). Infatti è la Società che decide il destino degli uomini, un destino sempre uguale in cui nessuno è libero di amare e di scegliere. L’uso dei computer e dei programmi per garantire una convivenza tranquilla agli uomini nonché forzata potrebbe essere considerato un elemento fantascientifico che si mescola perfettamente al resto della storia.
Un’altra opera distopica in cui il mondo è costretto a seguire delle leggi è senza dubbio “The Chemical Garden”, una trilogia iniziata più o meno nel 2010 e divenuta subito un cult negli Stati Uniti. La storia è divisa in tre volumi di cui il primo, “Wither”, è stato pubblicato in Italia da Newton Compton editori come “Il Giardino degli Eterni. Dolce veleno” (2011) di Lauren DeStefano; la storia è ambientata in un mondo che, a causa di un esperimento malriuscito sul DNA degli umani, scorre molto velocemente giacché gli uomini muoiono regolarmente all’età di venticinque anni e le donne all’età di venti. Anche qui possiamo notare la presenza di un esperimento biologico malriuscito sugli umani e, quindi, potremmo classificarlo come un distopico contenente un elemento fantascientifico che rappresenta in breve il fulcro della storia.
In Italia basti citare il fantasy “Garden. Il giardino alla fine del mondo” di Emma Romero, pseudonimo della scrittrice milanese di cui non si sa nulla, pubblicato dalla casa editrice Mondadori nell’anno 2013; la trama di Garden segue alla perfezione il genere precedentemente citato, giacché il lettore si ritrova in una Italia alternativa (non viene specificata l’epoca, potrebbe trattarsi di un’Italia futuristica) in cui tutte le arti come la musica, il canto, la pittura e il disegno sono riservate ad una elité o addirittura rese proibite dallo Stato, infatti tutti i cittadini devono soltanto lavorare e seguire le regole. Coloro che non seguono queste regole vengono uccisi e così “eliminati dalla Società”. Nella storia di Emma Romero vi è una nota di pessimismo, anch’essa tipica della storia distopica, in cui la protagonista cerca di non perdere le speranze e di immaginarsi l’esistenza di un luogo in cui non vige alcuna legge e alcun divieto; un luogo che, secondo altri, esiste e prende il nome del “Giardino alla fine del mondo” dove i ribelli cantano, danzano e fanno tutto ciò che vogliono senza oppressioni.
Il distopico è di base un sottogenere fantasy in cui l’immaginazione prende una piega alquanto cruda e drastica, un genere in cui compaiono spesso e volentieri (a volte anche involontariamente) alcuni elementi stereotipati che rendono la storia ancora più violenta e tragica (come la dittatura, la guerra per il potere o per la libertà, l’impossibilità di dividere le vere emozioni dai reality show etc.). Il distopico, tuttavia, non è un sottogenere appena nato, come molti pensano: esso esiste da molto tempo nel genere Fantasy, ma nessun autore aveva deciso di tramutare un semplice elemento narrativo in un vero e proprio sottogenere. Se leggessimo altre opere passate capiremmo che è possibile trovare elementi appartenenti al genere distopico; ad esempio “Io sono leggenda” di Richard Matheson. Questo libro, che ha ispirato l’anonimo film del 2007 diretto da Francis Lawrence con Will Smith nella parte del protagonista, racconta la storia di Robert Neville nonché unico sopravvissuto all’epidemia mondiale che ha trasformato tutti gli uomini in una sorta di vampiri-zombie. Questo romanzo contiene elementi distopici, dal momento che il protagonista è costretto a sopravvivere in un mondo devastato da una inarrestabile malattia e, allo stesso tempo, potrebbe essere considerato una sorta di fantasy contenente qualche elemento fantascientifico. Perché fantascientifico? Credo che questo pensiero sia dovuto non tanto alla presenza di robot o di qualche creatura proveniente dal futuro (inesistenti nel libro in questione), ma per il semplice motivo che la storia è ambientata in un mondo “futuristico” post-apocallitico devastato da una malattia di cui l’uomo non conosce gli effetti collaterali né una cura; in più la malattia, inoltre, pare essere stata creata dall’uomo in laboratorio durante un esperimento per la cura del cancro.
Le modifiche genetiche e la descrizione di questo futuro immaginario possono classificare “Io sono leggenda” fra i romanzi segnati non solo da una vena distopica ma anche da una vena fantascientifica. Leggendo le storie fantasy degli ultimi anni in fondo possiamo notare che l’elemento distopico è sempre presente, perché esso aiuta lo scrittore a distorcere grossomodo la realtà e, dal momento che in quasi tutte le storie del genere già citato la terra inventata o reinventata dall’autore è quasi sempre devastata dalle forze del male, possiamo affermare che il distopico è la base di ogni storia fantastica.
Come faremmo a distinguere le opere di bene degli eroi protagonisti se non ci trovassimo in una terra di ingiustizie e di sangue, in cui l’uomo è costretto a sottostare alle leggi del più forte? E’ questa la domanda che dovrebbe porsi un lettore. Ciò che rende un’opera di genere fantastico veramente originale è la distopia. Ma non solo.
Potremmo così affermare che l’originalità nel genere fantasy moderno è formata dall’unione tra una storia di genere distopico e, spesso, elementi di altri generi inerenti al tema del fantastico; elementi di fantascienza, ossia fatti inventati di un futuro post-apocalittico, elementi macabri, descrizioni delle emozioni dei personaggi che poi caratterizzano le storie d’amore e d’amicizia all’interno dell’intreccio narrativo e, infine, una classica ambientazione fantasy caduta in miseria a causa di una spietata guerra tra bene e male o (come abbiamo avuto modo di leggere) a causa di esperimenti biologici malriusciti progettati per migliorare la vita dell’uomo. Potremmo aspettarci di tutto da un genere così vasto come quello del fantastico, che riesce a descrivere realtà diverse e a racchiudere messaggi morali dirette alla nostra generazione.
Laura Buffa