Era il 1976. Jack Torrance, un insegnante di letteratura inglese con problemi d’alcolismo, e la sua famiglia varcavano per la prima volta le porte dell’Overlook Hotel, tra le Montagne Rocciose del Colorado, per uscirne per sempre cambiati.
In un modo o nell’altro conosciamo tutti la storia: tutto procede per il meglio fino alla caduta della neve, poi le apparizioni, redrum, gli incubi a occhi aperti e Jack Torrance passa dall’essere un mediocre padre con dei brutti problemi con la fiaschetta ad assassino con una mazza, pronto a servire la purga al figlio di appena quattro anni. Dick Halloran torna all’Overlook appena in tempo per salvare la situazione e i due superstiti della famiglia Torrance, una Wendy un po’ ammaccata ma forte e il giovane Doc, Danny, la cui “luccicanza” è più forte che mai, sono pronti a lasciarsi tutto alle spalle.
Fine della storia.
…fino al 2013.
Quando la luccicanza sa di birra
Sono i primi anni 2000, il giovane Doc è un adulto incapace di tenersi un lavoro per più di qualche giorno, con problemi d’alcolismo simili a quelli del padre e una fedina penale sporca quasi quanto la sua coscienza. I suoi punti di riferimento – la madre e l’anziano cuoco dell’Overlook, nonché suo mentore – sono morti da tempo; quei poteri che da bambino lo avevano reso speciale adesso sono una maledizione da stordire con fiumi di alcool e scazzottate nei più malfamati pub dello stato. Disperazione e sregolatezza raggiungono il culmine quando le azioni di Daniel – o, per meglio dire, le non-azioni – portano alla consapevolezza di aver fatto del male a qualcuno che pensava di essersi lasciato indietro in uno squallido appartamento, una mattina di parecchio tempo prima, con la testa che scoppiava a causa della sbornia e pochi spiccioli in tasca. La possibilità di redimersi arriva a braccetto con un nuovo lavoro in una casa di riposo e il trenino di Frazier, pilotato da Billy.
Abracadabra 🙂
Mentre Daniel Torrance esce dal tunnel dell’alcolismo, partecipando giorno dopo giorno alle riunioni dell’AA, in una città poco lontana da Frazier nasce una bambina di nome Abra Stone. La bambina dimostra, sin dai primissimi giorni di vita, di non essere affatto comune: dapprima trasmettendo ai genitori visioni di terribili eventi futuri (come l’attentato dell’11 settembre) poi facendo muovere oggetti in casa senza toccarli. Queste stranezze vengono tenute nascoste dagli Stone, sebbene non potranno fare a meno di parlarne con il medico di famiglia, che li incoraggerà a tenere d’occhio i progressi. Cucchiai sul soffitto e canzoni dei Beatles, suonate nel cuore della notte, a parte, la vita di Abra non è diversa da quella di ogni bambina della sua età. Fino al momento in cui il suo amico immaginario, Tony, le parlerà del suo papà che lavora in un ossificio.
I bifolchi e il Vero Nodo
Cos’è un libro di Stephen King senza un antagonista? O, come in questo caso, un gruppo di antagonisti. Guidato da Rose Cilindro, un’affascinante donna un tempo conosciuta col nome da bifolca di Rose O’Hara, il Vero Nodo è un amabile gruppo di uomini e donne alla guida di camper che si muovono da una parte all’altra dell’America, senza mai fermarsi per più di qualche giorno nello stesso posto. Sotto le loro maglie di band rock e cappelli bizzarri si nascondono creature oscure che si nutrono di vapore, ciò che Daniel chiama da sempre luccicanza, e in particolare di quello che può essere estratto dai ragazzini come Abra. Il vapore li mantiene giovani e in forze, ma è proprio questo a rischiare di decimarli quando una delle loro giovani vittime, un ragazzino di ritorno da un allenamento di baseball, li contagia con il morbillo.
Vampiri col morbillo.
[adesso sappiamo da dove American Horror Story: Hotel ha preso parte della trama]
Il Doctor Sleep, la Testa di Vapore, la donna con un dente solo
Inutile dire che il Vero Nodo si metterà sulle tracce di Abra, ma non prima che la ragazzina si sia messa sulle tracce di Daniel, l’unica persona in grado di aiutarla. Proprio come Dick Halloran era corso in aiuto al piccolo Doc all’Overlook Hotel, adesso era lui a doversi prendere cura di quella ragazzina così promettente e, forse, un po’ troppo spavalda. Abra non è soltanto un boccone succulento per il Vero Nodo: è colei che ha osato sfidare Rose e che adesso la pagherà molto cara. Quella tra le due teste di vapore e il Vero Nodo sarà una lotta estenuante, combattuta a distanza, fino al momento della battaglia decisiva condotta lì dove tutto ha avuto inizio.
Il luogo in cui, molti anni prima, sorgeva l’Overlook Hotel.
Non è Shining
Non lo è davvero. Ciò che accomuna Shining e Doctor Sleep sono piccoli dettagli e alcune menzioni di personaggi già apparsi nel primo libro – chi non ricorda la signora Massey della camera 217? – e i legami che si vengono a creare tra personaggi nuovi e vecchi sembrano quasi forzati. Se da un lato personaggi come Daniel e John Dalton (il medico degli Stone) sembrano incredibilmente umani e veri, dall’altro troviamo un fiacco gruppo di avversari poco definiti. Rose Cilindro ha fatto delle promesse che non è stata in grado di mantenere (e non solo al vecchio nodo!). Abra, invece, è da considerarsi una vera sorpresa e un’ottima protagonista, forse anche troppo per un libro che ha arrancato nella scia dell’illustre genitore che ha fatto la storia della letteratura del genere e del cinema, con l’omonimo riadattamento di Stanley Kubrick.
Le pecche sono molte, se consideriamo Doctor Sleep il seguito di Shining; ma se letto senza aspettative a risaltare sono più i lati positivi e i punti di forza, con Daniel e Abra che rappresentano due facce della stessa medaglia in più di un senso. E il Doctor Sleep, nonostante sia fin troppo vicino a molti dei protagonisti di altri libri di King, accarezza i suoi pazienti e li aiuta a addormentarsi, dando alla morte un volto umano e poetico.
«Sono qui. E ci rimarrò finché non ti addormenterai.»
Christine Amberpit