Siamo abituati a veder nascere adattamenti cinematografici di libri, fumetti o persino videogiochi, che hanno ottenuto un discreto successo tra il pubblico. Ci sono casi in cui avviene esattamente l’opposto e prodotti diventati virali attraverso i social trovano il modo di completarsi su carta.
È il caso di the hunting of Sunshine Girl, webseries di successo creata nel 2010 dal produttore Nick Hagen, Paige McKenzie e Mercedes Rose (protagoniste della serie, rispettivamente Sunshine e Kat, figlia e madre anche nella realtà), ancora in corso con un incredibile numero di follower e visualizzazioni.
The Blair Witch Project ai tempi di YouTube
Chi è stato adolescente nei primi anni 2000 ricorderà quasi sicuramente il momento in cui cellulari a conchiglia e connessioni internet sempre più diffuse hanno reso possibile a masse di buontemponi di condividere materiale più o meno interessante. Il che ha portato alla nascita dei primi vlog, in cui ragazzi e ragazze parlavano ininterrottamente del più e del meno. E per qualche strana ragione ti ritrovavi immobile davanti allo schermo, per ore, ad ascoltarli anche quando il tema principale non era di tuo interesse.
Quando la corrente ti trascina, puoi decidere di assecondarla e vedere dove ti porta.
Così, nel 2010, quando una sedicenne inizia a postare video su YouTube in cui dichiara di vivere in una casa infestata il successo non tarda ad arrivare.
Tra commenti di solidarietà e altri che gridano al “falso”, il canale raggiunge presto milioni di visualizzazioni e i video di Sunshine Girl (il cui vero nome non viene rivelato fino alla terza stagione) fanno il giro del web, diventando un vero e proprio successo.
Case infestate e madri scettiche
La premessa del libro, tradotto in Italia con il nome una presenza in quella casa, edito da Giunti, pubblicato negli Stati Uniti nel 2015, non è affatto diversa.
Sunshine e la madre si trasferiscono in un altro stato a causa delle esigenze lavorative di quest’ultima. Sin da subito Sunshine capisce che qualcosa di strano sta accadendo nella sua nuova casa, quanto inquieta la renda tutto a partire dal vialetto sino alla camera da letto “troppo rosa”.
Presto quelle che sembravano semplici sgradevoli sensazioni, rumori strani provenienti dal piano di sopra o risatine nel buio, si trasformano in veri e propri eventi paranormali destinati a cambiare per sempre le vite di Sunshine e sua madre Kat.
La ragazza col gufo impagliato
Sunshine (raggio di sole, in italiano) sembrerebbe proprio il nome di una ragazza espansiva e solare, di quelle sempre circondate da amiche.
La Sunshine in questione è di ben altra pasta. Appassionata di antiquariato, abiti vintage e tassidermia, la giovanissima protagonista è un’adolescente atipica, felice di trascorrere il proprio tempo in compagnia della madre.
Il fatto che Sunshine sia una sedicenne diversa dalle altre non significa che non possa cadere negli schemi linguistici dei suoi coetanei, con i suoi pro e i suoi contro. Trattandosi di narrazione in prima persona abbiamo un accesso completo alla mente della protagonista: sappiamo cosa a cosa sta pensando e sappiamo con precisione in che modo reagisce a un determinato evento, ma questo accade senza alcun tipo di filtro. L’utilizzo di determinati intercalari o forme proprie dell’età adolescenziale, che da un lato contribuiscono a rendere plausibile il racconto, talvolta rendono la lettura ostica, soprattutto a chi ha da qualche anno superato quella fase.
Parola d’ordine: verosimiglianza
L’obiettivo, comunque, è dal 2010 lo stesso: rendere il personaggio e l’ambientazione che lo circonda plausibile. Che i lettori (o utenti) credano o meno al paranormale è un dettaglio, purché si abbia un continuo botta e risposta.
Il canale YouTube è molto attivo, così come tutte le altre utenze sui vari social (Goodreads, Twitter, Facebook ecc…), cosa che rende il personaggio ancor più vivo.
Il libro fa parte di una trilogia, il cui capitolo finale sarà pubblicato negli Stati Uniti il prossimo anno. La storia è piacevole, capace di creare momenti di tensione abbastanza suggestivi. Nulla di eccessivo, quindi assolutamente indicato per chi si avvicina per la prima volta al genere ma decisamente meno per chi è un veterano.
Un consiglio che mi sento di dare è quello di affiancare alla lettura del libro la visione della serie sul web: sebbene camminino su strade differenti, fanno parte di un’operazione artistica davvero notevole. Purtroppo per chi non possiede una buona conoscenza della lingua, i video sul canale ufficiale sono reperibili solo in inglese.
Trattandosi di un progetto in continua evoluzione vi invito a tenerlo d’occhio, anche soltanto per curiosità, e vedere fin dove riusciranno a spingersi.
Christine Amberpit