Abbiamo parlato delle battaglie medievali, degli errori più comuni che si vedono in serie tv e romanzi. Vogliamo fare il bis e portare la guerra nello spazio, tra astronavi, pianeti e nel vuoto siderale. Dopo l’arrivo di un terzo Star Trek e del ritorno di Guerre Stellari sul grande schermo, è arrivato il momento di parlare un po’ di cosa non va nelle battaglie tra capitani di navi spaziali.
1 – Le armi
Iniziamo subito con la parte più appariscente. Le armi di una battaglia spaziale non sono necessariamente enormi e distruttive, né devono manifestarsi con fasci di luce luminosa per fare a pezzi l’avversario. In decenni di cinema siamo stati abituati a colpi di blaster e siluri fotonici, peccato che l’arma più pericolosa dello spazio sia un qualsiasi proiettile. Perché una nave spaziale avrà un deflettore per schermarla dalla maggior parte delle particelle subatomiche (vedremo più avanti perché). Un impatto con un qualsiasi proiettile, fosse anche un sasso, potrebbe provocare una falla e quindi un problema all’avversario e colpire nel punto giusto potrebbe mettere fuori gioco la nave.
Discorso diverso per i missili, qualsiasi impatto contro qualsiasi barriera sfrutterebbe i principi della termodinamica e quindi una testata nucleare contro un’altra astronave farebbe bei danni.
Infine le armi futuristiche, dai cannoni a particelle fino ai fasci di neutroni sono bellissime e faranno un ottimo effetto, ma occorre stare molto attenti alle leggi della fisica oppure si rischia di scrivere sfondoni.
2 – Le dimensioni contano
La più grande corazzata costruita sulla Terra è la Yamato, la nave giapponese della seconda guerra mondiale, è stata affondata da una manciata di aeroplani. Pesava settantaduemila tonnellate e aveva un organico di quasi tremila uomini. Era lunga poco più di duecentocinquanta metri.
Quindi una nave spaziale non può e non deve essere troppo più lunga per evidenti motivi logistici, come lo spostamento dell’equipaggio al suo interno e la dimensione del bersaglio che rappresenta.
Con questo non vuol dire che le navi debbano essere tutte come la Yamato (anche perché ha fatto una brutta fine), ma occorre sempre tener presente che una nave è più piccola di una città o di un paese: nello spazio cose così grandi si chiamano stazioni spaziali e di solito non si buttano nel vivo di una battaglia.
3 – Spostarsi nello spazio
Non si può viaggiare oltre la velocità della luce, almeno secondo le attuali leggi fisiche; è un dato di fatto, non si può cambiare!
Nella fantascienza si è sempre cercato di utilizzare modi alternativi, il motore a curvatura delle navi di Star Trek è un reattore materia/antimateria ed è la cosa più plausibile che potremmo costruire con le attuali leggi fisiche. Purtroppo la possibilità di raggiungere la velocità della luce è remota, quindi i viaggi tra sistemi stellari sarebbero lunghi e renderebbero una guerra spaziale su larga scala molto poco credibile.
Altri sistemi sono stati pensati, come i wormhole (quelli di Stargate), ma la teoria è ancora troppo poco strutturata per garantire una spiegazione esaustiva. L’ideale, se si vuole evitare strafalcioni, è di non parlare affatto di propulsione o al massimo di dargli un nome generico. Tanti scrittori lo hanno fatto e continuano a farlo anche oggi, due fra tutti Robert Heinlein e Lois McMaster Bujold.
4 – Il deflettore e lo scudo
Viaggiare nello spazio è un po’ come viaggiare in autostrada, solo che invece di trovarsi dei moscerini spiaccicati sul parabrezza, si ha a che fare con le particelle. Essere investiti da un protone mentre si viaggia a velocità sostenuta nello spazio non è affatto piacevole e non solo manderebbe in tilt la nave, ma ucciderebbe l’equipaggio. Per questo, come dicevamo prima, tante armi a energia non sarebbero efficaci, perché una barriera in grado di deflettere le particelle subatomiche, eviterebbe anche le armi che sfruttano lo stesso principio.
Tanti film ci hanno abituato agli scudi, ovvero barriere di energia che assorbono colpi di tutti i tipi, anche qui i principi della termodinamica ci impediscono di creare una barriera che resista a tutto e che impedisca a qualsiasi cosa di passare, quindi eventuali scudi avranno bisogno di enormi quantitativi di energia e non saranno mai e poi mai impenetrabili, al massimo limiteranno i danni come un’armatura medievale.
5 – Stazione spaziale e pianeta
Di sistemi stellari ne potremo pensare un’infinità, pianeti abitabili e non, satelliti e tutto il resto, basta prendere d’esempio “casa nostra” per capire quanto è complesso, grande e variegato un sistema. Cosa si deve evitare di fare? Ricordatevi che i pianeti orbitano intorno al sole, non sono mai nella stessa posizione, ma si muovono nello spazio e non si muovono tutti insieme!
Una battaglia spaziale che si svolga vicino a un pianeta (specie se abitato) è una catastrofe: anche solo la caduta di detriti distruggerebbe l’ecosistema della zona d’impatto, mentre basterebbe lanciare un asteroide di qualche centinaio di metri contro una città per distruggerla.
Quindi né attaccanti né difensori vorrebbero mettere a rischio il motivo della loro disputa, dimenticatevi quindi battaglie nell’orbita bassa con spettacolari passaggi dentro e fuori l’atmosfera.
Le stazioni spaziali sono più praticabili: che siano moduli come le nostre o enormi come una Morte Nera hanno il vantaggio e lo svantaggio di essere artificiali. Un attaccante vorrà conquistarle e che siano ancora abitabili o abbiano bisogno di riparazioni non è un problema, ma stando nello spazio, senza la paura di subire le ripercussioni che avrebbe un pianeta, potranno rispondere al fuoco. Anzi, ci saranno stazioni spaziali dedicate solo a quello!
Riassumendo, se doveste scrivere una battaglia spaziale, ricordate sempre che le navi sono equipaggiate con sistemi d’arma multipli e che un qualsiasi raggio laser non serve a nulla, specie se la nave è inutilmente enorme. Se dovesse essere necessario avere un viaggio spaziale molto veloce, assicuratevi di sfruttare un espediente narrativo (come i wormhole) o evitate di scendere in tecnicismi. Tenete d’occhio l’energia a disposizione della nave, se non volete finire abbrustoliti da un fascio di fotoni o da qualsiasi altra particella subatomica. Infine, se abitate su un pianeta tenete i vostri avversari lontani dall’orbita: nessuno vuole che una nave danneggiata precipiti sulla superfice facendo più danno di un bombardamento nucleare. Oh… e se avete tempo, ripassate un po’ di fisica!
Davide Zampatori
Non sono d’accordo con il punto 5. A volte lo scopo è proprio distruggere. Non mi sembra che i tedeschi si siano fatti tanti scrupoli quando attaccavano Londra con i loro bombardieri, anzi alla fine di quella stessa guerra ben due città vennero annientate da altrettante bombe atomiche.
Non credo che i danni collaterali siano una vera preoccupazione in una guerra.