Premessa:
Ricordate i Guelfi e i Ghibellini? Le due fazioni medievali schierate l’una in sostegno del Papa e l’altra a favore dell’Imperatore? Sì? Bene.
Questa doppia recensione prevede l’alternanza delle due fazioni. Per farla breve, da una parte c’è il parere di un cattolico, dall’altra quello di una laica. Così, tanto per cercare un equilibrio rispetto a un tema così particolare.
Trama:
Il protagonista è Lenny Belardo, un giovane ed eccentrico cardinale americano. Allevato da Suor Mary dopo l’abbandono dei genitori, Belardo sviluppa una personalità difficile, tormentata, così come è difficile e tormentato il suo rapporto con Dio.
A sorpresa, Lenny viene eletto papa: forse i cardinali credono di aver trovato una comoda pedina, ma il nuovo pontefice, salito al soglio con il nome di Pio XIII, rivelerà un carattere spregiudicato, decisionista fino all’arroganza e molto controverso.
Giudizio di Aniello Troiano, Guelfo:
Ho visto The Young Pope per scommessa. Conoscendo il cinema di Paolo Sorrentino, e avendo notato il modo con cui ha raccontato il clero e la fede ne La grande bellezza, credevo di sapere esattamente cosa avrei trovato in questo film.
Mi aspettavo una provocazione alla Dan Brown, fatta sì con tutt’altro stile e spessore, ma con i medesimi scopi commerciali, lo stesso calcolo. Un po’ di sana introspezione psicologica, intrisa di nichilismo e malinconia, come da copione, qualche tocco di napoletanità, pochi guizzi interessanti, rari riferimenti autobiografici persi in critiche banali e concetti da bar.
È proprio quello che ho trovato.
Poi, per carità, gli attori fanno un buon lavoro, tecnicamente Sorrentino sa il fatto suo, il protagonista ha pure un certo magnetismo, ma ciò non basta per andare oltre la prevedibilità, la banalità e la furbizia commerciale di questo prodotto. Non c’è canguro che possa tenere: per me, la serie non farà mai il “salto”.
Giudizio di Annalisa de Stefano, Ghibellina:
Il problema è che quando si vince un Oscar, si entra a far parte di una cerchia di intoccabili. Dopo l’acclamazione dell’Accademy, se un lavoro non convince il problema è il tuo: lui è un genio e tu non lo capisci.
So dunque di essere impopolare nel dire che ho trovato le prime due puntate di The Young un prodotto di scarsissimo livello. Jude Law è sempre “bonazzo”,ma non basta. Ciò che offende è la poca pulizia dell’intera operazione, che manca di coraggio. Sorrentino propone una serie di luoghi comuni, degni delle chiacchiere da cortile. In questo contesto di “vorrei ma non posso”, i personaggi diventano macchiette ai limiti del ridicolo. Invito tutti ad un piccolo esperimento: rivedete le puntate facendo attenzione solo alla trama. Dimenticate la colonna sonora tenebrosa, ignorate il gioco di sguardi e gli interminabili silenzi, tanto non c’è niente da capire. Quello che verrà fuori sarà la storia di un orfano arrogante e coca cola dipendente, con mamma/suora al seguito, un cardinale che si masturba davanti a una statua orrenda e un prete spione, tale Tommaso, che spiffera i segreti del confessionale. Il tutto confezionato in stile soap opera argentina degli anni settanta.
Solo una cosa voglio salvare: l’incipit.
Il discorso del papa neo eletto che si espone alla folla dal balcone di Piazza San Pietro come fosse Freddy Mercury in concerto: cosa ci siamo dimenticati? domanda. “Di masturbarci, di usare contraccettivi e di abortire. Di celebrare i matrimoni tra gay, di lasciare che i sacerdoti si amino fra loro e che si sposino, magari (…) , che la morte è una nostra scelta, quando detestiamo vivere (…)”. Libera sessualità, aborto, eutanasia. Ecco. Se The Young Pope raccontasse di un papa avveniristico come questo, forse io e il buon Aniello non ci troveremmo così drammaticamente d’accordo. Ma era un sogno. Il buon pretino si è svegliato tutto sudato. E io pure. Giudizio: da dimenticare.
Sull’Autore:
Avanti, davvero non sai chi è Paolo Sorrentino?
Aniello Troiano
Annalisa de Stefano