Nella puntata precedente abbiamo visto quali danni può causare un martello da guerra. Che si tratti di una cotta di maglia o di un’armatura a piastre, il risultato non cambia di molto. Il metallo protegge dalle lame, almeno fino a un certo punto, ma davanti alla forza bruta dell’urto può poco.
Partendo da questo assunto, ci conviene spendere qualche parola sulle armi da botta. Semplici, “ignoranti” e dannatamente efficaci.
MARTELLO D’ARME
Innanzitutto precisiamo una cosa. Si parla di martello d’arme (o d’armi, a seconda dei gusti) perché, come nel caso dell’ascia, esistono differenze tra l’utensile e l’arma da guerra. Il martello d’arme non ha una testa particolarmente grande e pesante, come può essere quella di un attrezzo da fabbro, né tantomeno una testa gigante da millemila chili di peso, pensata per dimostrare al mondo quanto è fico e potente il vostro personaggio. In genere è dotato di uno spuntone sul retro, detto “penna”, ottimo per penetrare nelle corazze. Anche il manico differisce da quello dell’utensile: è tendenzialmente più lungo e, nel caso dell’arma, non è raro trovarne versioni rinforzate o realizzate in metallo.
Nel complesso non si tratta di un’arma particolarmente pesante, anzi, se ben fatto il martello risulta piuttosto bilanciato e maneggevole. Ricordate sempre che uno dei nemici principali di ogni guerriero è la stanchezza: un’arma pesante o sbilanciata produce inevitabilmente più fatica.
Detto questo, concentriamoci su un aspetto meno ovvio della questione. Se il martello si rivela ottimo contro le armature, è altrettanto vero che, in un contesto realistico, i guerrieri protetti da corazze complesse rappresentano un’esigua minoranza. Scegliendo il martello, il vostro guerriero rinuncia ai vantaggi di una lama – sia essa una spada, un’ascia o che – per poter affrontare al meglio un gruppo ridotto di soldati nemici. Insomma, si settorializza. In più, ricordate che lo spuntone, spesso ricurvo, posto sul retro del martello, può incastrarsi nel metallo di un’armatura o nel legno di uno scudo, privandovi dell’arma. Insomma, per il martello vale la stessa regola di sempre: pro e contro, non esiste l’arma perfetta adatta a tutto.
MAZZA
Se le armi da botta, in generale, si prestano bene ad essere definite “ignoranti”, la mazza eccelle in questo campo. Cosa c’è di più semplice, istintivo e primitivo? Aggiungere qualcosa di pesante in cima, sia una pietra o un blocco di metallo, è il secondo passo. Ma come ci ha insegnato il martello d’armi, le opzioni più semplici spesso si rivelano ricche di vantaggi.
Innanzitutto pensate alla semplicità di costruzione di una mazza. Non bisogna nemmeno affilare la testa, niente. Basta colare il bronzo in uno stampo oppure modellare una palla di ferro. Un fabbro che non sa fare una mazza deve cambiare mestiere. Pensate al costo contenuto (specialmente se è realizzata con un manico in legno). Pensate alla semplicità di utilizzo. Prendi una mazza e la picchi contro qualcuno. Istinto puro. Forza bruta. Immaginate i danni che può produrre su un elmo o su un’armatura. Considerate la robustezza dell’arma e la manutenzione pari a zero che richiede. Potete colpire con violenza su scudi e armature senza rovinare nessuna lama.
Insomma, la mazza ha molti vantaggi. Ci sarà un motivo se è stata usata persino durante la Prima Guerra Mondiale. Ma, come sempre, bisogna considerare anche gli svantaggi.
Colpire qualcuno con una mazza richiede un movimento più ampio e istintivo, che porta a scoprirsi di più e a sbilanciarsi, complice il peso della testa. Non è molto utile per parare colpi, specialmente se il manico è in legno, e tendenzialmente non è molto lunga, per cui richiede una maggiore vicinanza col nemico. Così come l’ascia, il martello ed altre armi da botta, costringe a combattere con più cautela, perché un colpo andato a vuoto espone maggiormente e richiede più tempo per il recupero, rispetto a una spada o a un pugnale, che invece consentono un maggior numero di colpi e una buona velocità.
Notare bene: esistono tanti nomi per altrettante varianti di mazza. Ferrata, chiodata, d’armi, flangiata, ecc. Per questioni di spazio ho preferito fare un breve discorso generale, piuttosto che approfondire minuziosamente ogni piccola differenza.
MAZZAFRUSTO
Concludiamo questa puntata con una breve analisi del mazzafrusto. L’elemento peculiare di quest’arma è la catena, che ne rende piuttosto diverso il funzionamento. Stavolta preferisco iniziare dagli svantaggi – a mio parere non pochi – che caratterizzano quest’arma. Innanzitutto la catena rende meno gestibile la traiettoria e molto più possibili dei danni collaterali. Non è difficile immaginare un contraccolpo dovuto a un rimbalzo della testa metallica. Di conseguenza, il mazzafrusto richiede un addestramento molto più specifico rispetto a mazza e martello. Sicuramente è più scenografico, in teoria si presterebbe bene a quei giochetti alla Xena che tanto piacciono ad alcuni, un po’ come il nunchaku, arma con la quale condivide diversi elementi. Ma sappiamo bene quanto si sposino male spettacolarità e praticità. Ruotare l’arma sulla testa, magari più volte, non è affatto utile. In realtà converrebbe colpire con gesti molto lineari, stando ben attenti a non mancare il bersaglio – sia per i tempi di recupero che per il rischio di farsi del male – e a non far impigliare la catena da qualche parte. Ovviamente, una variante con più catene e più teste rende solo più evidenti questi problemi.
Messa così, il mazzafrusto sembra un’arma pessima. La mia diffidenza trapela potente da queste righe, me ne rendo conto. Ma in tutta onestà, dobbiamo tenere conto anche dei vantaggi offerti da quest’arma.
Al di là del costo contenuto e della facilità di produzione, bisogna considerare il fatto che la catena complica le cose per tutti, anche per chi riceve il colpo. Un mazzafrusto può aggirare uno scudo senza troppi problemi, i suoi colpi seguono traiettorie non sempre prevedibili ed in generale è molto più difficile da parare. Inoltre, essendo più lungo di una mazza, ha un raggio di azione più ampio. E non è detto che la tendenza della catena ad impigliarsi o arrotolarsi intorno ad altri oggetti sia per forza dannosa. Potrebbe finire con l’avvolgere un’arma nemica, rendendola poco manovrabile, o permettendo di strapparla dalle mani dell’avversario.
In conclusione, una piccola nota. Se il martello d’armi deriva da un utensile di uso comune e la mazza (ferrata, chiodata, ecc) rappresenta l’evoluzione dell’arma più semplice e antica della Storia, anche il mazzafrusto ha origini molto umili. Per secoli e secoli la trebbiatura dei cereali è stata fatta a mano, con uno strumento detto correggiato, o trebbio, composto da due bastoni uniti da una piccola catena. Un po’ come un nunchaku molto lungo. Questo ci fa capire quanto potenziale abbiano gli utensili destinati all’agricoltura: delle armi efficaci ed economiche, bisognose solo di piccole modifiche, l’ideale per delle milizie improvvisate, abituate a manovrare con efficacia questi attrezzi.
Ma di questo parleremo, con più calma, nella prossima puntata.
Aniello Troiano
Un pensiero su “Armi medievali e fantasy: martello, mazza e mazzafrusto.”