Ci sono domande che restano sempre attuali. Forse perché riguardano cose di fondamentale importanza per l’umanità. Forse perché è difficile arrivare a una risposta univoca e definitiva. Forse perché il valore personale di tali domande è talmente forte, in un senso o nell’altro, da tenere sempre viva la discussione.
L’Esodo degli Ebrei dall’Egitto è storia o un semplice racconto?
È questa la domanda alla base di Patterns of Evidence: Exodus, documentario di Timothy Mahoney pubblicato nel 2014.
Mettersi alla prova con un argomento spinoso – e anche abbastanza abusato – richiede coraggio, o incoscienza. Lo stesso regista, all’inizio del documentario, afferma di aver esitato parecchio all’inizio di questa avventura, lunga ben dodici anni. Non aveva voglia di imbarcarsi in un lavoro simile. Un argomento difficile, impegnativo, potenzialmente deludente.
Eppure ne è valsa la pena.
Innanzitutto, da un punto di vista prettamente tecnico il documentario si presenta come un prodotto molto ben confezionato. Mahoney ha la padronanza del mestiere, riesce a fondere in maniera armoniosa interviste, riprese e ricostruzioni digitali. La durata è ben calibrata, i 115 minuti trascorrono piacevolmente, senza momenti di stasi o peggio ancora noia. Inoltre, l’autore è riuscito a rendere graficamente alcuni aspetti non molto semplici da trattare, come il rapporto tra la cronologia in uso per l’Antico Egitto, il racconto biblico e le evidenze archeologiche, tutte felicemente proiettate su un muro del tempo, che rende semplice e immediato il confronto.
Altro punto a favore, l’onestà del regista. Mahoney non nega di essere mosso da una crisi di fede, dal bisogno di capire se, per anni, ha dato per vero un racconto fittizio, privo di riscontri storici. E allo stesso tempo non va a cercare conferme a tutti i costi. Ascolta tutti, e a tutti dà spazio. Intervista esperti delle Scritture, professori, egittologi, archeologi, personale dei musei e studiosi di vario tipo. Gente dotata di solide competenze e di visioni antitetiche: si passa dal tizio completamente scettico allo studioso praticamente certo della storicità dell’Esodo, con tanto di mezze misure.
Ma l’aspetto veramente entusiasmante del documentario è un altro. Sì, è girato bene, il regista si sforza di essere imparziale, ma sulla base di queste premesse si correrebbe comunque il rischio di produrre l’ennesimo film pieno di aria fritta e ipotesi campate in aria. Invece il documentario si muove sulle basi solide dell’archeologia, approcciandosi al testo sacro con metodo filologico, ricercando di volta in volta delle evidenze (Patterns of Evidence, appunto) che possano confermare o smentire il racconto biblico. Senza spoilerare, mi limito a dire che i risultati sono stupefacenti.
Infine, pur non volendo anticipare più del necessario, non posso evitare di menzionare un dato molto interessante: la presenza di una teoria, coraggiosa e, almeno all’apparenza, solida, volta alla riscrittura della cronologia dell’antico Egitto. Sostenuta dall’egittologo David Rohl, tale teoria poggia su basi molto interessanti, e ci spinge, ancora una volta, a rimettere in discussione le nostre conoscenze in ambito storico, molto meno granitiche di quanto non possano sembrare dall’esterno, a meno che la tradizione e la consuetudine non vengano elevate a certezze indiscutibili.
Tale teoria è stata esposta anche all’interno di un volume, pubblicato in Italia da Newton Compton col titolo, un po’ sensazionalistico, di Exodus – Il testamento perduto.
Un neo?
Non è presente un doppiaggio in italiano. Netflix offre questo bellissimo documentario solo con i sottotitoli. A me la cosa non crea alcun disturbo, ma tante persone non amano trascorrere due ore a leggere su uno schermo. Non avete Netflix? Potete acquistare il dvd, il blu ray e il libro sul sito ufficiale.
In conclusione, consiglio caldamente la visione di questo documentario. È ben fatto, obiettivo e rigoroso al punto da poter interessare tutti, senza voler proporre a tutti i costi teorie in un senso o nell’altro. E poi, davvero non vi interessa sapere se l’Esodo è storia oppure mito?
Aniello Troiano