L’ultima volta ci siamo lasciati parlando di “Occhio nel cielo” e di come la realtà stesse cominciando ad apparire sempre più confusa al nostro Dick. Ciò non avvenne tutto d’un colpo, accadde per gradi e fu dovuto a un insieme di fattori. È probabile che, date le gravi difficoltà affrontate sin dall’infanzia, la sua mente fosse già predisposta alle allucinazioni che si susseguirono con incostanza durante l’intero arco della sua vita ma, sicuramente, anche lo stress emotivo e l’uso frequente di stimolanti e anfetamine – utili per l’attività di uno scrittore indigente e con una famiglia a carico – incisero non poco nei suoi crolli nervosi, crisi isteriche ed episodi psicotici.
Durante l’estate del 1958, Philip e Kleo Dick decisero di stravolgere le proprie vite trasferendosi a Point Reyes Station, una piccola e remota cittadina a nord di San Francisco. Nessuno dei due ebbe probabilmente modo di immaginare quanto questo evento avrebbe cambiato le loro esistenze. Dopo un primo, intenso, ma piuttosto fugace periodo di felicità, il rapporto coniugale subì dei violenti scossoni dovuti ad una nuova conoscenza: Anne Williams Rubenstein, madre di tre figlie e vedova di Richard Rubenstein, poeta colto e di origini facoltose morto quell’estate. Philip rimase affascinato da questa donna bella e intelligente, affascinato a tal punto da convincersi in breve tempo a dichiararle il suo amore. Ebbero insieme una relazione clandestina che si risolse con una confessione da parte di Philip alla moglie. Kleo affrontò con correttezza le pratiche per la separazione e non mostrò mai alcun rancore nei confronti dell’ex marito, tanto che si tennero in contatto anche dopo il divorzio.
Il 1° aprile 1959 Philip e Anne si sposarono. Dal matrimonio Phil ottenne una prima figlia, Laura Archer Dick, e svariate tribolazioni. Trasferitosi a casa di Anne, per riuscire a mantenere la moglie e i loro 4 bambini, Dick tentò nuovamente di affacciarsi alla letteratura mainstream – di gran lunga più remunerativa della fantascienza -, ma senza alcun successo. Scrisse due romanzi mainstream che vennero puntualmente rifiutati dalle case editrici, Confessioni di un artista di merda (Confessions of a crap artist -1976) e L’uomo dai denti tutti uguali (The Man Whose Teeth Were All Exactly Alike-1984). Le difficoltà lavorative e l’improvviso successo dell’attività commerciale avviata da Anne, che decise di vendere gioielli fatti a mano, frustrarono Philip così tanto da spingerlo ad accusare la moglie dei suoi fallimenti. Phil si sentiva inadeguato di fronte a questa donna così intelligente e forte di carattere. Il rapporto divenne ancora più teso, sfociando in litigi e scene di violenza domestica sempre più frequenti.
Eppure, nonostante tutte le pene e gli affanni causati da questo matrimonio, è proprio in questo periodo che Dick scrive il suo primo vero capolavoro: La svastica sul sole (The Man in the High Castle -1962).
Il romanzo appartiene al sottogenere dell’ucronia, genere basato sulla premessa generale che la storia del mondo abbia subito un corso alternativo. Nel mondo narrato da Dick, l’Asse ha vinto la Seconda Guerra Mondiale e Germania e Giappone hanno diviso l’America in due stati fantocci – all’incirca come è avvenuto nella Germania sconfitta dagli Alleati. Di grande interesse non è tanto l’originalità della premessa, ma l’uso che Dick ne fa. Nel libro ci vengono raccontate le vicende di un nutrito e quanto mai variegato gruppetto di personaggi, tra cui spiccano Nobosuke Tagomi, un onesto e mite funzionario giapponese, Juliana Frink, un’istruttrice di arti marziali inquieta e tormentata e il suo ex marito Frank, esperto artigiano ebreo che vive sotto falso nome.
In quel periodo, Dick stava affinando le sue tecniche narrative e con la Svastica sul Sole vediamo giungere a compimento il suo utilizzo del punto di vista multiplo. Il romanzo segue l’evoluzione e l’intrecciarsi di più vicende verso il finale sbroglio di una matassa intricatissima ma di cui l’autore non perde mai il filo.
Inoltre, questo è il primo romanzo di Dick in cui l’elemento tematico di una realtà confusa non ci viene più presentato tramite l’uso di un espediente, come l’esplosione del bevatrone di Occhio nel cielo, ma appare come parte integrante del mondo rappresentato. È a partire da questo romanzo che lo scetticismo metafisico dickiano – quel suo caratteristico misto di scienza, paranoia ed esercizio filosofico – s’avvicina al culmine.
Come detto precedentemente, La svastica sul sole fu un grande successo e ricevette importanti attenzioni, coronate dalla vincita del premio Hugo, uno dei riconoscimenti più prestigiosi in ambito fantascientifico. La popolarità conseguita con questo romanzo convinse definitivamente Dick a rinunciare alle proprie velleità di autore mainstream, portandolo ad accettare, anche con una punta di orgoglioso risentimento, la nomea di “autore di fantascienza”. Nel biennio successivo alla pubblicazione di La svastica, Dick visse il suo periodo più prolifico, pubblicando ben undici romanzi, tra i quali emerse un’ennesima opera d’arte: Le tre stimmate di Palmer Eldritch (The Three Stigmata of Palmer Eldritch – 1965).
Due furono le fonti di ispirazione per questo romanzo: il tempo speso a giocare con le bambine e una tremenda visione avuta tra il 1963-64. Prossimo alla fase peggiore della sua nuova crisi coniugale, Dick prese in affitto una baracca dove potersi recare per scrivere in solitudine. La chiamava “tugurio”. Un giorno, lungo il tragitto che percorreva quotidianamente per scrivere, Phil alzò gli occhi al cielo e vide una faccia…
“Non la vidi realmente, però c’era, e non era una faccia umana; era un immenso volto che esprimeva la perfetta malvagità. […] Era immensa, riempiva un quarto del cielo e aveva scanalature vuote al posto degli occhi. Era metallica e crudele e, cosa peggiore di tutte, era Dio”
Le tre stimmate di Palmer Eldritch racconta di una guerra industriale, di produzione e spaccio di droga, di Dio e di un’invasione aliena, di amore e di miseria. Il volto metallico visto in cielo, quel “dio malvagio” con “scanalature vuote al posto degli occhi” ispira la descrizione di Palmer Eldritch, imprenditore privo di scrupoli, tornato dopo un lungo viaggio su Proxima Centauri e pronto a diffondere tra i coloni marziani una nuova droga, il Chew-Z, molto più potente e pervasiva della droga di traslazione Can-D, la quale, per poter essere sfruttata a pieno richiede l’utilizzo di un plastico e la coppia di bambole Perky Pat e Walt -chiaro riferimento ai più celebri Barbie e Ken, che Dick ebbe modo di conoscere bene giocando con le bambine.
La trama di Le tre stimmate è piuttosto complicata e difficile da riassumere in breve. Avremo modo di approfondirla nel prossimo appuntamento. Anticipo sin da subito che con questo romanzo, Dick è finalmente riuscito a stravolgere il genere fantascientifico e re-inventarlo a modo proprio. Da qui comincia la sua maturità artistica.
Stefano Corradi