Il libro
La cattedrale di Wells, nel sud-ovest dell’Inghilterra, custodisce un segreto. Tra le arcate, i pilastri e le trecento statue della facciata che accolgono i visitatori e hanno reso celebre l’edificio, deve esserci una preziosa reliquia, un’ampolla contenente il sangue di un sopravvissuto alla Morte Nera che flagellò l’Inghilterra a cavallo del 1665.
Il professor Higgins, impegnato in alcuni lavori di restauro all’interno, è deciso a ritrovarla per sperimentare un vaccino rivoluzionario. Anche Elena Gallo, la giovane ricercatrice venuta dall’Italia, verrà suo malgrado coinvolta in un’avventura dagli esiti imprevedibili.
Le intenzioni del professore si scontrano infatti con gli spietati interessi di un uomo avido di potere e di denaro, a capo di una multinazionale farmaceutica….
Tra architettura e leggenda
Chiamatelo come volete. Miasma. Morte Nera. Peste bubbonica. Quando associamo il flagello dell’Europa all’Inghilterra del tempo riusciamo facilmente a immaginare il contesto, complici anche i numerosi prodotti letterari e cinematografici che nel corso degli anni hanno esplorato varie sfaccettature dell’argomento.
Con Il mistero della cattedrale abbiamo un diverso tipo di finestra sull’argomento. A circa quattro secoli di distanza, un gruppo di studiosi dell’arte e restauratori diventa protagonista indiscusso degli eventi messi in moto dall’arcivescovo di Canterbury. Il duo Gallo-Higgins, il cui potenziale può essere apprezzato solo a partire dalle prime cento pagine, trova la sua forza nella diversità; se da un lato abbiamo Elena, giovane ricercatrice che odora ancora di università e sogni, estremamente testarda e intraprendente, dall’altro abbiamo un uomo navigato e d’esperienza come il professor Carlise Higgins, già considerato uno dei maggiori esponenti del settore, deluso da una vita familiare quasi inesistente e adesso anche da quello che per anni ha considerato il suo migliore amico, Eric Thompson, il famigerato capo della multinazionale farmaceutica già sopra citata.
Ciò che inizia come un libro incentrato su ottime descrizioni architettoniche, arricchite da dettagli storici, assume presto sfumature quasi da spy-story con tanto di femme fatale, doppiogiochisti e irruzioni nel cuore della notte, per poi trasformarsi in un vero e proprio thriller in grado di trascinare il lettore fino all’altra parte dell’oceano.
“Io lo chiamo stile italiano”
Semplice nello stile e scorrevole, trae forza dalla descrizione dettagliata di ambienti, eventi e abitudini dei locali. Forse l’utilizzo di termini architettonici troppo tecnici potrebbero disorientare la maggior parte dei lettori, ma è anche vero che tradurre ogni singolo vocabolo con tanto di definizione avrebbe reso il libro una sorta di estensione di Wikipedia, perdendo ampiamente di scorrevolezza.
Il cambio di punto di vista è ben giostrato: gli eventi sono costruiti in modo tale da renderlo quanto più naturale possibile. Si può seguire Elena fino al suo appartamento, dopo aver trascorso una serata al pub con il suo datore di lavoro, per poi tranquillamente proseguire con lui il resto del viaggio senza alcun tipo di trauma temporale o contestuale.
Le sensazioni dei protagonisti all’arrivo in un luogo nuovo, stupore, paura o eccitazione, sono le stesse che, con molta probabilità, chiunque al loro posto proverebbe. Quale italiano che non vive in una grande città non rimarrebbe senza parole vedendo per la prima volta dal vivo la giungla di grattacieli di Manhattan?
C’è un ma. Il continuo cambio di nomi. Siamo italiani e la nostra lingua aborre le ripetizioni, che si tratti di parole, pronomi o nomi. Tuttavia in una narrazione in terza persona passare dall’utilizzo del titolo o del cognome di un personaggio al nome di battesimo nel capitolo successivo rischia di creare confusione. Si tratta di un dettaglio da poco ma che per qualche tempo lascia il lettore disorientato, almeno finché non si sarà abituato.
L’autrice
Miriam Briotti è nata a Sondrio nel 1982. Laureata in Ingegneria meccanica ha iniziato a viaggiare per lavoro e non ha mai più voluto smettere. Racconta delle sue avventure e della sua passione per la scrittura nel suo blog (http://www.amareviaggiarescrivere.blogspot.it)
Christine Amberpit