Regola n. 12 di S. S. Van Dine:
Ci deve essere un solo colpevole, al di là del numero dei delitti commessi. Il criminale può avere, ovviamente, complici o aiutanti, ma l’intera indignazione del lettore deve ricadere su una sola anima nera.
Nella carrozza “Instanbul-Calais” dell’Orient Express, il treno ormai entrato nell’immaginario popolare per il fascino che ha sempre rivestito, si ritrova a viaggiare un gruppo quantomai eterogeneo di persone. Personaggi appartenenti a varie classi sociali e che esercitano le più svariate occupazioni.
Nulla sembra accomunarle. Vi sono, ad esempio, una principessa russa con la propria dama di compagnia tedesca, un conte ungherese con la moglie, un’istitutrice inglese, un colonnello anch’esso inglese, una missionaria svedese e quello che ha tutta l’aria di essere un ricco americano. E, naturalmente, tra di loro vi è l’investigatore belga, dalla testa ad uovo e dai sempre impeccabili baffetti, Hercule Poirot, richiamato a Londra da una faccenda di lavoro.
Durante la seconda notte di viaggio, però, mentre il treno avanza attraverso alcuni paesini jugoslavi, il ricco americano, che dice di chiamarsi Ratchett, viene assassinato, nella propria cabina, con dodici pugnalate.
Il direttore della compagnia, amico di vecchia data di Poirot, incarica l’investigatore di chiarire quello che ha tutta l’aria di essere un delitto dalla soluzione al limite dell’impossibile. Poirot si trova quindi a doversi barcamenare tra una serie di dichiarazioni quantomeno reticenti, se non del tutto mendaci.
Indagando, con ordine e metodo come sua abitudine, il personaggio uscito dalla penna di Agatha Christie arriverà a scoprire la vera identità della vittima. Il sedicente Ratchett era infatti Cassetti, un criminale che, anni prima, era stato il mandante e il principale colpevole di un grave delitto: il rapimento e l’assassinio di una bambina americana, tale Daisy Armstrong. Sebbene arrestato per questo reato, grazie alla sua ricchezza e alle giuste conoscenze Cassetti era riuscito a scampare la giusta condanna.
Condanna che arriverà puntuale in quella fatale seconda notte di viaggio sull’Orient Express.
Chi sarà il colpevole?
Con la propria abilità investigativa, Hercule Poirot riuscirà a scoprire la verità, ma, in questo caso, visto chi era la vittima e considerato ciò che aveva compiuto, l’investigatore sceglierà una soluzione alternativa; quella cioè di un assassino venuto da fuori e sceso nell’ultima stazione nella quale il treno si era fermato prima di ritrovarsi bloccato a causa della copiosissima nevicata. Non è ben chiaro se questo sia uno dei casi che annovererà tra i suoi insuccessi oppure se lo considererà, semplicemente, un caso nel quale giustizia è stata fatta comunque…
Perché viene violata la regola n. 12?
In primis perché non si capisce chi, tra i passeggeri, abbia effettivamente ucciso Ratchett. La colpa è di tutti e di nessuno. E poi perché, essendo la vittima un’anima nera, non c’è nessuna indignazione da parte del lettore, che anzi, può accogliere l’omicidio come una forma di giustizia.
E con questo articolo dedicato ad “Assassinio sull’Orient Express” si conclude la rubrica “Eccezioni alla regola nel romanzo giallo”, dedicata ai romanzi nei quali Agatha Christie aggira, quando non viola, le venti regole d’oro di S. S. Van Dine.
A me non resta che ringraziare tutte e tutti voi per la pazienza e l’attenzione e darvi l’arrivederci alla prossima occasione.
Riccardo Mainetti