Ci sono poche certezze nella vita, ma una di queste è che tutti, almeno una volta, hanno avuto modo di guardare una trasposizione cinematografica o per la TV che reca la firma di Stephen King. Negli ultimi quarant’anni, da Carrie – lo sguardo di Satana al più recente e discusso La Torre Nera, la lista di produzioni si è ingrandita tanto da non riuscire quasi a starvi dietro.
C’è da dire che, anche quando si parla delle produzioni meno riuscite, c’è sempre qualche aspetto di grande impatto, capace di sopravvivere all’impietoso scorrere del tempo: un palloncino rosso, un secchio di sangue versato sulla vittima di un brutto scherzo durante un ballo scolastico, una cupola che ricopre l’intera area di una città o Kathy Bates (soprattutto lei); sono tutti elementi visivamente familiari che sono di diritto entrati a far parte di un pantheon artistico universale.
Mentre aspettiamo l’imminente uscita nelle sale italiane della nuova edizione di IT, analizziamo alcune produzioni che si sono ispirate alle opere di King più o meno fedelmente nel corso degli ultimi quarant’anni.
Il fenomeno IT
Uno degli argomenti più caldi del web è senza alcun dubbio il nuovo adattamento di IT, regia di Andrés Muschietti, in uscita nelle sale italiane il 19 ottobre. Pubblicato per la prima volta nel settembre del 1986, IT riesce ad amalgamare alla perfezione le paure di bambini e adulti. La pellicola ha già riscosso molto successo in molti paesi, ottenendo un incasso di più di 470 milioni di dollari già nelle prime due settimane e i favori della critica (nonché dello stesso King). Si potrebbe parlare di eccitazione per qualcosa di nuovo, ma questo non è il primo riadattamento per i giovani membri del club dei perdenti.
Nel 1990 Tommy Lee Wallace diresse una miniserie televisiva con Tim Curry nei panni del celebre Pennywise. La produzione aveva previsto una serie di otto ore da dividere in quattro parti, per poi optare per una drastica riduzione a due puntate da un’ora e mezza ciascuna. Trattandosi dell’adattamento televisivo di un libro che supera le 1000 pagine, il nuovo compromesso ha portato all’eliminazione di trame secondarie e molti dei dettagli che arricchivano il libro originale.
Se i tempi televisivi hanno costretto a fare qualche rinuncia negli anni ’90, la promessa di una trilogia cinematografica apre le porte ad approfondimenti su personaggi, luoghi ed eventi, come rivelato da Bill Skarsgård (nuovo volto del pagliaccio più inquietante di sempre) che avrebbe già girato delle scene sulle origini di Pennywise.
Più consistente dell’originale
Per quanto fastidiosa, la pratica di “eliminare” pezzi di trama e personaggi è fondamentale per non rischiare la bancarotta e creare un prodotto che non riesce a soddisfare la più affezionata cerchia dei lettori. Soprattutto quando il libro di riferimento è davvero consistente (come nella maggior parte della produzione di Stephen King).
Tuttavia, esistono nel suo repertorio anche racconti brevi, libricini che non raggiungono le cento pagine ma che sono comunque riusciti a fare il grande salto sino ad arrivare sul piccolo e grande schermo.
Tra i vari racconti, a colpire sono 1408 (dal quale è stato tratto l’omonimo film del 2007 con John Cusack) e Colorado Kid (genitore, per così dire, di Haven, serie TV canadese andata in onda dal 2010 al 2015).
La storia di Mike Enslin era ben organizzata già dal momento in cui è stata aggiunta alla raccolta Blood and Smoke (in italiano pubblicata con il titolo Tutto è Fatidico): il suo arrivo nella stanza maledetta, la manifestazione delle forze maligne che la infestano e la resa finale a pazzia e disperazione. Le uniche aggiunte alla controparte cinematografica si sono focalizzate sul passato dello sfortunato protagonista e le perverse macchinazioni della stanza che da esso sono scaturite.
Ben diverso è il trattamento riservato a Haven, che dal vecchio Colorado Kid ha ereditato solo lo sfrontato duo di giornalisti e il soprannome dato alla vittima sconosciuta di un omicidio senza risoluzione.
Il libro (90 pagine circa) non è altro che una rilassata conversazione vista mare tra i due vecchi proprietari del Weekly Islander e la loro giovane e intraprendente praticante. Viene raccontato un fatto, il ritrovamento di uno sconosciuto, la ricerca della sua identità e le domande che ai tempi erano state fatte sulla causa della morte. Qual è il punto d’incontro con la serie che tratta unicamente i problemi tramandati da generazioni di abitanti della piccola città di Haven? Il Maine. Il giornale. Il Colorado Kid. E le stranezze alle quali non è possibile dare una risposta.
Esiste un libro?
Parliamo un attimo dell’elefante nella stanza. I due elefanti, in realtà. Siamo arrivati quasi alla fine dell’articolo senza aver parlato di Shining e Il Miglio Verde. Le due pellicole sono con molta probabilità le più viste della storia del cinema contemporaneo. Chi non ha mai annunciato “uomo morto che cammina sul Miglio Verde” o “sono il lupo cattivo” al momento giusto?
Può sembrare impossibile ma negli anni più di una persona ha chiesto se di Shining esistesse anche il libro o se il Miglio Verde sia venuto fuori dalla penna di King. Questo accade perché, come per molti altri prodotti di successo, i due film vivono di vita propria. Jack Torrance ha la faccia di Nicholson e nessun altro potrebbe essere associato a Paul Edgecombe se non Tom Hanks, indipendentemente dalle differenze che esistono tra le interpretazioni degli attori sopracitati e le loro controparti letterarie. È la magia di ciò che è mainstream (nella sua accezione positiva) e riesce a mantenere il proprio posto anche quando le generazioni cambiano e, con loro, i gusti del pubblico.
Forse il merito di tanto interesse nei confronti delle opere di King, anche a distanza di decenni, è degli elementi che compongono gran parte delle storie, basate su demoni interiori sempre attuali. Non è difficile immaginare un adattamento de l’Ombra dello Scorpione ambientato ai giorni nostri né riedizioni di vecchi classici sono da escludere (basti pensare a Carrie, storia arrivata al suo terzo adattamento cinematografico appena quattro anni fa).
E se la scorsa estate la Torre Nera ha distrutto le speranze di chi sognava una serie all’altezza dei libri e dei fumetti, con il suo taglia-e-cuci estremo, la possibilità che un giorno arrivi una diversa produzione a sistemare tutto è ancora viva, così come lo è quella di vedere aprire da IT un nuovo capitolo di un probabile King Universe.
Christine Amberpit
Un pensiero su “Stephen King al cinema: aspettando il nuovo IT”