Molti scrittori e insegnanti di scrittura creativa oggi consigliano agli aspiranti autori di muovere i primi passi della propria carriera nell’intricato mondo delle riviste letterarie. Questo vale sia per gli autori italiani (esistono moltissime riviste interessanti, tra cui Colla, Effe, Pastrengo ecc.), che per quelli che scrivono in lingua inglese.
Nel Regno Unito le riviste più importanti sono legate a istituzioni private o all’Arts Council (vedi New Writing, Granta e così via). Essere pubblicati su queste riviste significa avere già un solido curriculum letterario alle spalle e ottenere ancora più credibilità nei sofisticatissimi salotti letterari britannici.
Le riviste indipendenti inglesi, invece, possono costituire un buon trampolino di lancio per lo scrittore esordiente. Spesso e volentieri l’autore inesperto non sa bene come riconoscere le riviste che potrebbero avere una rilevanza sul curriculum letterario e quelle che, invece, sono state fondate da studenti molto entusiasti appena laureati, decisi a mettere su una sgangherata rivista letteraria di cui purtroppo non importa niente a nessuno.
Negli Stati Uniti, invece, molte tra le più importanti riviste per esordienti e non sono legate ai programmi di scrittura creativa delle università. Essere pubblicati su una di queste è, per lo scrittore alle prime armi, un enorme trofeo da esporre alle pareti del proprio curriculum. Alcuni laureati in Scrittura Creativa che non hanno ancora pubblicato un libro possono addirittura coprire posti d’insegnamento grazie alle pubblicazioni sulle riviste letterarie universitarie. Ce ne sono tantissime e sarebbe impossibile citarle tutte. La rivista dell’università dove studio e lavoro si chiama Cimarron Review, ma è solo una tra le molte.
Che cosa ricava, dunque, un aspirante scrittore, dalla pubblicazione di un racconto o di una poesia su una rivista?
Come al solito, sarebbe opportuno prendere il caso singolo. L’ “utilità” di una pubblicazione su una rivista dipende da ciò che lo scrittore desidera ottenere. Molte riviste sono niente di più e niente di meno che blog frequentati da diversi aspiranti scrittori che hanno così occasione di leggere i pezzi degli altri e confrontarsi con ciò che il mondo letterario offre. Molti di questi blog svolgono la funzione di forum dove gli scrittori condividono liberamente il loro lavoro. Non sono tra queste, di solito, le riviste bazzicate dai “talent scout” del mondo letterario.
L’idea che esistano talent scout in letteratura potrebbe sembrare strana, ma non è affatto lontana dalla realtà. Nell’era dei social media e dei blog, i giovani talenti possono essere scoperti con più facilità, anche perché, al momento, fondare una rivista online non è dispendioso come potremmo immaginare. Che tale rivista abbia una grafica interessante e contenuti di alto livello è tutto un altro discorso, ma sicuramente gli autori di oggi, soprattutto i giovanissimi, hanno molte possibilità di “regalare” il proprio lavoro al mondo di internet.
E’ proprio qui, allora, che entriamo in una questione spinosa: pubblicare un proprio pezzo su una rivista online, la maggior parte delle volte non retribuiti, è davvero un buon “investimento” per la carriera d’autore? La risposta, ancora una volta, varia a seconda del caso.
Come ogni aspirante scrittore quindicenne vorrebbe iniziare la propria carriera inviando un manoscritto alla Mondadori e far esplodere un caso, lo scrittore che ha letto qualche libro in più e si è informato almeno un pochino desidera, superati i venti, cominciare con la pubblicazione su una rivista riconosciuta.
Anche questo sogno, il più delle volte, si rivela impossibile. Questo non significa che l’aspirante autore debba mandare i propri lavori migliori anche ai più infimi blogghetti letterari pur di vedere le proprie parole riportate da qualche parte, magari accanto a una foto e una biografia in cui afferma di amare la letteratura più di ogni altra cosa al mondo.
Come sempre, il mio consiglio per l’autore che muove i primi passi nel mondo letterario (e più che consiglio agli altri, questo è anche un consiglio a me stessa) è quello di stare sempre attenti. Di informarsi, analizzare con calma ogni singola rivista, decidere per quale valga la pena spendere anche solo 3 dollari di “submission fee”, quale possa dare una rilevanza concreta al vostro lavoro e quale invece sia solo una testata alla ricerca di contenuti per aumentare le visualizzazioni (e posso giurarvi che ce ne sono parecchie). Solitamente, comunque, farsi strada nel mondo delle riviste è paragonabile a salire una scala, magari a pioli e scheggiata sui bordi, ma pur sempre una scala. Ogni scalino percorso, ogni piccola pubblicazione, può condurre a una soddisfazione più grande della precedente. Stando bene attento a dove mette i piedi, l’aspirante scrittore può arrivare, piano piano, a vedere una propria storia venduta e pubblicata sul numero di una rivista cartacea. Il pagamento non sarà eccelso, ma arriverà. E prima o poi, lavorando sodo, arriverà molto altro, con la fortuna e l’impegno del caso.
Rachele Salvini