Questo giallo è quantomeno anomalo. A far da sfondo c’è una storia d’amore, quella di Charles e Sophia, due giovani ma non troppo, specie se si rapportano le loro età all’epoca nella quale la vicenda è ambientata. Sembra quasi, a voler azzardare, una sorta di “Promessi Sposi” in salsa gialla e spero non me ne vogliano troppo né il Manzoni né la Christie.
In fondo Charles e Sophia sono due promessi sposi che vedono il loro legame ostacolato non dai bravi e da Don Rodrigo, ma dal delitto che, inesorabile quanto inaspettato, piomba su di loro.
La (prima) vittima di questo romanzo senza protagonisti fissi è il nonno di Sophia, Aristides Leonides, “un diabolico uomo perverso che aveva concepito una diabolica casa perversa”. Una crooked house, appunto, come il titolo originario del romanzo. A detta della traduttrice, “È un problema” non rende quello che è “lo stato delle cose”, l’essere sbilenchi, rovinati e corrotti, tanto della casa quanto dei personaggi.
In seguito alla morte dello sbilenco patriarca della casa sbilenca, Charles, figlio di un sovrintendente di Scotland Yard, viene inviato dal padre a fare da osservatore e investigatore ausiliario tra i membri della famiglia Leonides. Inizia a scoprire un ambiente strano, formato da personaggi bizzarri che coesistono senza però sopportarsi più di tanto. Vede emergere gelosie e vari tipi di crudeltà, che magari potrebbero sfuggire a un osservatore esterno.
I colpevoli designati da tutti i membri della famiglia Leonides – che almeno in questo caso si trovano a essere piuttosto in sintonia tra di loro – sono Brenda e Lawrence Brown, rispettivamente la giovane seconda moglie di Aristides Leonides e l’altrettanto giovane precettore dei due ragazzini di casa, Eustace e Josephine.
Altra anomalia di questo giallo, uno dei preferiti da Agatha Christie, è l’insistenza con la quale l’autrice, a più riprese, pur senza farne apertamente il nome, praticamente rivela il nome del colpevole: sia attraverso le parole, quantomai rivelatrici, messe in bocca al padre di Charles quando questi si trova a spiegare al figlio quali siano le caratteristiche tipiche di un assassino, sia nella descrizione di una scena nella quale lo stesso Aristides Leonides si trova ad illustrare gli effetti letali di un’iniezione di gocce per gli occhi.
Il vecchio Leonides non è l’unica persona a morire, e la vicenda si snoda con un ritmo che, da lento e ragionato, si fa sempre più incalzante man mano che ci si avvicina alla conclusione, fino ad arrivare al disvelamento dell’identità dell’assassino, sorprendente e inaspettata.
Il finale del romanzo, che rischierebbe di essere, altrimenti, particolarmente amaro, vede il coronamento, o quantomeno la promessa del coronamento, del sogno d’amore di Sophia e Charles con il loro conseguente e assai benvenuto allontanamento dalla casa sbilenca.
Prima di salutarvi, mi corre l’obbligo di spiegarvi il motivo che mi ha portato a “ripescare” questo romanzo proprio ora. È da poco uscito, nelle sale italiane, “Mistero a Crooked House” di Gilles Paquet-Brenner, adattamento per il grande schermo del titolo che ho recensito. La sceneggiatura è stata curata dallo stesso Gilles Paquet-Brenner in compartecipazione con Julian Fellows e Tim Rose Price. Tra gli interpreti figurano Glenn Close, attrice più volte candidata al Premio Oscar, e Gillian Anderson, la Dana Scully di X-Files. La mia speranza è che questo bellissimo romanzo non perda troppo nella trasposizione sul grande schermo.
Grazie a tutte e tutti voi e arrivederci alla prossima!
Riccardo Mainetti