Evgenij Ivanovi Zamjatin nacque a Lebedjan’ – paesino di provincia distante circa 300 km da Mosca – il 1° febbraio 1884. Di formazione in principio classicista, si iscrisse successivamente al politecnico di San Pietroburgo e divenne un ingegnere navale. Mente poliedrica, pensatore libero e scrittore controcorrente, compì il proprio ingresso nel mondo della letteratura partendo da una prospettiva insolita per l’epoca. In un periodo in cui la maggior parte degli intellettuali, scrittori e poeti provenivano da una delle grandi capitali del paese – Mosca o San Pietroburgo – Zamjatin nacque e crebbe in provincia. Infatti, In Provincia (Uezdnoe, 1912) è il titolo della sua prima pubblicazione, una raccolta di racconti dal linguaggio innovativo e dai toni intrisi di una satira graffiante. Ma cosa trovò Zamjatin in questa provincia? Un mondo chiuso, arretrato, corrotto e dispotico. Il primo racconto della raccolta, Quadrangolo, rispecchia perfettamente questa descrizione.
Il protagonista si chiama Baryba, un nome che ricorda un borbottio, un mugugno, un nome cosiddetto parlante e che dovrebbe rispecchiare la solida stupidità di colui che lo porta. Baryba è largo, massiccio, roboante. È un quadrangolo, un bestione “primitivo” col vezzo di frantumare pietruzze tra le mascelle di ferro; percorre la brillante carriera di vagabondo, ladro, mantenuto, spergiuratore di professione, gendarme. Zamjatin lo presenta assieme all’elemento geometrico del quadrato per evidenziarne il fisico robusto ed il carattere ottuso. Ma non si tratta di una caratteristica isolata: i temi geometrici percorrono l’intera opera zamjatiana. Essi sono prova della grande cultura dell’autore e del legame stretto tra due arti differenti, ma in verità non così tanto distanti: la letteratura e la pittura.
In Russia, il cubismo aveva già attecchito, introdotto da alcuni esponenti del futurismo e da esso Zamjatin prese spunto per la sua arte letteraria. D’altronde, il cubismo, ossia l’estrema condensazione del quotidiano nelle figure geometriche elementari, era ciò che Zamjatin viveva. In un mondo che viaggiava sempre più velocemente, le percezioni delle persone cominciarono a cambiare e la velocità ridusse ogni cosa al minimo necessario. Per questa ragione, la prosa di Zamjatin si fece più svelta, asciutta e precisa. Geometrica.
Ma torniamo per un attimo al racconto. Il finale di Quadrangolo presenta un fatto piuttosto importante. Baryba, dopo aver testimoniato il falso ad un processo, ottiene una promozione e diviene gendarme. Giunti oramai verso l’epilogo della vicenda, Baryba, bello incamiciato nella propria uniforme, entra in una locanda e pronuncia poche parole che lanciano un messaggio di ordine ferreo e intransigente: “Da noi, ora, ridere è assolutamente proibito”. Lui che è divenuto gendarme, adesso, desidera ordine, un ordine castrante regolato secondo i suoi propri dettami. Questa prima forma di istituzione totalitaria è riscontrabile anche in un altro racconto, Isolani (Ostrovitjane, 1917).
Isolani nasce dall’esperienza fatta da Zamjatin in un’altra provincia, questa volta straniera: la provincia di Newcastle, in Inghilterra, dove Zamjatin si recò per sottendere alla costruzione di navi rompighiaccio. In questa occasione, lo scrittore studiò la provincia inglese, dove vide in una maniera deformante una società molto organizzata e ripetitiva, uguale a sé stessa nei gesti della quotidianità: una sorta di mondo iper-regolamentato. Sorprendente è vedere come Zamjatin fosse giunto a descrivere un mondo distopico partendo dalla provincia inglese, anziché dalla Russia prerivoluzionaria, prossima alla costituzione di uno degli stati più repressivi mai visti al mondo.
In verità, ciò che l’autore vide erano le strutture soggiacenti alle due società opposte: società rigide, antiquate, figure uniformate, appiattite, il tutto impostato secondo un ordine preciso, intransigente e spersonalizzante. Nel mondo descritto da Zamjatin non c’è più posto per l’ “Io”, solo per il “Noi” e questo lo vede sia nella società britannica come in quella russa e, di lì a poco, in quella sovietica. Isolani rappresenta lo snodo, il punto di passaggio che arriva a Noi, il vero capolavoro della scrittura di Zamjatin. Il romanzo, come vedremo nel prossimo appuntamento, riprende tutti gli elementi presentati in questo articolo e li conduce alle loro estreme conclusioni, giungendo, infine, alla proclamazione di una profezia quanto mai sinistra: l’ascesa dello stalinismo in Russia.
Stefano Corradi