Dopo sei anni di attività con Rivista Fralerighe sento di poter affermare una grande ovvietà: la recensione ha un senso solo se permette al lettore di acquistare libri con più cognizione. Se gli permette, in sostanza, di evitare la merda e scoprire le perle.
Bravo, dirà qualcuno, ci volevano sei anni di impegno per arrivare a questo!
In realtà no. Devo confessarlo. Ho avuto questo tarlo in mente sin da quel 20 gennaio del 2012 che ha segnato l’inizio di tutto. Ho sempre dubitato della bontà delle recensioni, e infatti ne leggo poche. Però ne ho scritte, e tante.
Perché?
Semplice, ne avevo voglia. Pura voglia di dire la mia sui libri che leggevo, così come facevo prima di aprire un sito internet, prima ancora di avere l’adsl in casa. Dire la mia sapendo che, sostanzialmente, non era altro che un parere tra i tanti buttati in rete, come i classici messaggi imbottigliati e affidati alle onde. Insomma, tutto molto romantico e sostanzialmente inutile.
Lentamente la mia visione è cambiata, si è incrinata. Mi sono detto che dovevo fare qualcosa di utile per i lettori. Ed eccoci arrivati alla fase del meccanico, o forse dell’anatomista: quella in cui ho puntato tutto su una lettura tecnica del romanzo, quasi una vivisezione, come un piccolo Leonardo che va a recuperare cadaveri per studiarli. Credevo, in questo modo, di poter permettere al lettore di farsi un quadro oggettivo del testo prima ancora di comprarlo. Credevo, in sostanza, di poter favorire una scrematura della cattiva letteratura da quella buona.
Ma poi mi sono detto: esistono dei criteri oggettivi in letteratura? E io, li conosco? Sono in grado di fare quello che mi sono proposto, so distinguere in maniera oggettiva la cattiva letteratura dalla buona oppure “tutto è vanità e un inseguire il vento”, per citare il Libro?
E così sono tornato al piacere, al puro e semplice piacere di parlare di libri nella consapevolezza di star esprimendo solo una mia opinione tra le tante.
Ma è questo che interessa ai lettori?
Il lettore si fida del blog, del sito, del giornale, dell’opinione degli altri? Oppure preferisce andare in libreria, leggere una pagina a caso di un libro intrigante e scegliere su due piedi, nel pieno rispetto del mos maiorum letterario? Quasi tutti quelli che conosco, alla fin fine, si regolano così.
E gli scrittori, le case editrici? Cosa vogliono?
Un parere sincero? Anche no.
Applausi, complimenti, magari anche leccate di culo spudorate. Visibilità, incentivi per le vendite, massaggi all’ego e se è possibile al portafogli. Nove su dieci questo vogliono, ve lo posso dire con sicurezza. Nemmeno sapete quanto astio, quanta rabbia hanno espresso – rigorosamente in privato – autori affermati o rampanti alla prima recensione tiepida, o addirittura – pensate un po’ – negativa. Colpa delle colpe una critica che non esalta, che non lecca, non promuove.
Pochi remano contro, pochi hanno l’equilibrio di Iperborea, che pubblica bei testi e si tiene alla larga dal pidocchiume italiano, evitando il vortice di marchette e cattiverie che ammorba ogni singolo settore del nostro Paese. Pochi si affannano a cercare la letteratura tra le tante salsicce mal confezionate, wurstel di scarti di cane che la Christie, con la sua consapevole e felice fabbrica di salsicce, non avrebbe mai legittimato. Penso a Gian Paolo Serino, Amleto de Silva, Antonio Lanzetta, Maurizio Vicedomini, Monica Bartolini, tanto per fare qualche nome. Tutti in qualche modo miei amici, o conoscenti, e sticazzi se questo articolo suona piacione o lecchino.
In conclusione mi chiedo: ha senso continuare a riempire Internet di opinioni? Sui libri, sulla politica, sulla vita, su tutto? O è pura e semplice masturbazione mentale, pieno Egoevo, come lo stesso Facebook, come i social, come tutto quello che non ti aiuta a resistere quando la vita fa male?
Sinceramente vostro
Aniello Troiano
A me le recensioni servono… E mi baso molto su quelle fatte bene. E mi piace il modo in cui le fa Iperborea. Non sempre le leggo ma quando lo faccio mi piace leggere con cura. Anche se posso pensarla diversamente da un recensore che ha idee diverse dalle mie, una recensione ben fatta è sempre interessante
Be’, grazie per il commento 🙂
Solo non ho capito a cosa ti riferisci quando parli di Iperborea: non credo – correggimi se sbaglio – che scrivano recensioni.
Le uniche recensioni utili son quelle date da aggregatori anonimi come Goodreads o la stessa Amazon, soprattutto su grandi numeri (poco pilotabili). Per il resto sono opinioni personali, non recensioni, e in quanto tali hanno valore solo per quella parte di pubblico che ha gusti simili all’opinionista.
È un parere condivisibile, sì.
Grazie. Io adoro poter leggere recensioni fatte bene, da professionisti seri e imparziali; anche se naturalmente il gusto personale è importante, quando si tratta di recensioni di libri mi aspetto di comunque capire se il tal libro rispetta alcune regole minime della scrittura, se ha una dignità letteraria, se chi lo ha scritto si è preso cura di ciò che scriveva e ha rispetto del lettore. Poi un librò potrà piacere o non piacere, ma varrà sempre la pena averlo letto. Un po’ utopistico e leggermente caotico, temo!
Grazie a te per il commento. È chiaro, tranquilla!