Se non puoi riscriverli, fatteli amici.
O forse era proprio il contrario? Fingiamo per un istante di non aver bisogno di umiliarsi, di volta in volta, inventando nuovi modi di dire come titoli per la sezione e passiamo al sodo. Come già anticipato nello scorso articolo, saranno le fanfiction al centro del fuoco incrociato di questo articolo.
Cosa sono? La nona piaga d’Egitto, immediatamente dopo i reboot? La vita oltre la creazione di abomini del calibro di Mary Sue & Marty Stu?
Immaginate di aver letto un bel libro, aver visto un coinvolgente film/telefilm o giocato a un titolo particolarmente interessante, d’esservi trovati talmente immersi nella trama da non essere pronti a rinunciarvi. O semplicemente, d’aver bisogno di sconfiggere una razza di Cervelli malefici, come il buon vecchio Fry.
In ogni caso, il buonsenso suggerirebbe di voltare pagina e trovare qualcos’altro, dopotutto la produzione mondiale è abbastanza nutrita da soddisfare i vostri bisogni e di chiunque si trovi attorno a voi. Ma il buonsenso è l’arma delle persone noiose che si sono rassegnate alla morte di un personaggio, alla sua posizione marginale – pur essendo, ammettiamolo, incredibilmente figo – all’interno della trama, o vogliono semplicemente sporcare con il romanticismo qualcosa che non era destinato ad averne.
Il fan del paradosso.
In poche parole, come il nome suggerisce la fanfiction non è altro che un’opera scritta dai fan. Per i fan. Così, schermata di Word aperta, si passa a sistemare tutti quei terribili torti subiti dal povero fan. Un nuovo personaggio da far interagire con Lyra Belacqua? Fatto. E vissero tutti felici e contenti, nonostante l’olocausto nucleare? Troppo facile. Rendere esplicite le interazioni tra Bill Adama e Laura Roslin? Credetemi, non volete entrare in quel territorio – ed è per questo che qualcuno l’ha fatto.
Si passa da innocenti aggiunte o modifiche alla trama sino a papelli ben più grafici che vi faranno rimpiangere di non avere un pulsante di “reset” per la vostra memoria a breve termine. Va anche detto, però, che alcune sono dei veri e propri gioiellini.
Passiamo a un esempio su schermo del quale si è parlato molto, di recente, e che si trova in questa sezione per ragioni legali. Sì, perché se la Warner Bros. non avesse deciso di mettere in mezzo un team di avvocati, l’opera della produzione tutta italiana Tryangle Films avrebbe meritato un posto nell’articolo precedente.
I fan di vecchia data di Harry Potter avranno probabilmente seguito con interesse gli sviluppi attorno al mediometraggio pubblicato su YouTube lo scorso gennaio, Voldemort: Origins of the Heir, che vede la trama svilupparsi attorno agli eventi che hanno portato Tom Riddle a diventare il mago più temuto e potente dell’universo creato dalla Rowling.
“Ma si tratta di un prequel, nessuno se n’è occupato prima, perché inserirlo nella categoria?”
Perché le beghe legali operano per vie misteriose e la paura che una piccola produzione potesse lucrare laddove la Warner non era ancora arrivata ha fatto perdere i capelli a molti. Come risolvere tutto senza perdere la faccia?
“Prometto solennemente di utilizzare i termini fan film e unofficial ogni volta che nominerò il titolo del film.”
Ricordate la definizione di ciò che è canon e ciò che non lo è? Reggetevi forte, non abbiamo finito.
La tredicenne in me fangirla. L’adulta… decisamente meno.
Quindi, se da una parte abbiamo una fanfiction che non è proprio fanfiction relegata nei meandri no profit del web, dall’altra ne abbiamo una che ha portato in casa Rowling talmente tante opinioni contrastanti da eguagliare il quantitativo di sterline che ha aggiunto al suo deposito.
Devo davvero dirlo?
L’ottavo volume, dai più chiamato “ciò che non sapevi di volere e che, a seguito della lettura della sinossi, hai capito di non volere” e da pochi eletti chiamato anche Harry Potter e la Maledizione dell’Erede. Voglio essere magnanima e considerare solo una parte dello script trasformato in libro in questione, ossia una che era già ben nota alla versione di me di… qualche anno fa.
Prima di Suicide Squad e della tossica relazione tra Harley Quinn e Joker, le adolescenti dovevano concentrarsi su altri modelli da non seguire. E chi parteggiava per i Dissennatori aveva già visto del potenziale nel rapporto più disfunzionale della storia del mondo magico: quella tra Bellatrix Lestrange e (udite udite) Lord Voldemort.
Immaginate la sorpresa di scoprire, ad anni di distanza, che molte di quelle fanfiction ci avevano visto lungo! Perché sì, chiusa la battaglia di Hogwarts doveva saltare fuori qualcosa in grado di riaprire uno spiraglio sulla trama che tutti abbiamo amato. E come farlo se non aggiungendo un cucciolo di rettile-umano all’equazione, nato dall’unione di quelli che chiunque premierebbe con il sarcastico premio “esseri umani dell’anno”?
L’inconsistenza a livello di continuità con i 7 libri precedenti e i plot-hole, buchi di trama, che certe aggiunte hanno creato, rende La Maledizione dell’Erede più simile a uno dei tanti deliri già presenti sul web che un sequel degno d’essere considerato tale.
E indovinate chi è diventato canon già dopo la prima rappresentazione teatrale?
La verità nei prossimi episodi. Nah, scherzo. È già abbastanza evidente.
Ed è qui che entra in gioco il concetto di paradosso: abbiamo un’opera costretta a esporre l’aggettivo “fan” come un’etichetta negativa, pur essendo stata accolta con maggior entusiasmo di qualcosa che, alla fine della giornata, è entrata prepotentemente a far parte di un universo nel quale tutti noi siamo cresciuti.
E questo risponde a una domanda che ci siamo rivolti nel corso dell’articolo precedente: cosa fa la differenza tra fanfiction e canon?
I soldi, figlioli.
I soldi.
Christine Amberpit