Cosa c’è di più tranquillo di un piccolo paesino nella campagna inglese? Il luogo ideale per ritirarsi dopo essere andati in pensione… La vicenda narrata nel romanzo “La strage degli innocenti” di Agatha Christie si svolge proprio in un posto del genere: Woodleigh Common.
È la vigilia di Ognissanti e in una delle case del villaggio sono in corso i preparativi per la festa di Halloween. Tra gli invitati figurano diversi ragazzi di età superiore ai dieci anni, motivo per cui la signora Drake, la padrona di casa, ha deciso di rinominare l’evento “Festa dell’Undici più”, rifacendosi al nome di un vecchio esame scolastico inglese.
Ai preparativi è presente anche la famosa scrittrice di gialli Ariadne Oliver, per cui è inevitabile che, prima o poi, la conversazione cada sull’argomento romanzi gialli e omicidi.
Essendo in presenza della scrittrice, la giovane Joyce Reynolds, una tredicenne un po’ esibizionista, inizia a raccontare di aver assistito ad un delitto alcuni anni prima. Nessuno le crede, anzi, tutti la invitano a non dire bugie. Lei però insiste con sempre maggior veemenza e quando uno dei ragazzi lì presenti le chiede perché non l’abbia detto alla polizia lei risponde che all’epoca non aveva capito che si trattasse di un delitto. La questione viene poi chiusa nell’incredulità più assoluta con Joyce che si stizzisce e lascia la stanza.
L’episodio potrebbe passare per l’ennesima bugia di una ragazzina egocentrica: e invece l’atmosfera della festa viene turbata dal peggiore degli imbucati: la Morte. Infatti, la giovane Joyce viene uccisa da qualcuno, affogata in un secchio di zinco destinato a uno dei giochi della serata.
Ariadne Oliver, schockata, non riesce a pensare ad altro che a chiamare il suo vecchio amico Hercule Poirot. Quindi va a trovarlo e, dopo avergli riferito l’accaduto in modo un po’ caotico, lo prega di recarsi a Woodleigh Common per aiutare gli inquirenti a far luce sull’accaduto.
L’investigatore belga accetta e si reca sul posto. Una volta giunto nel paesino di campagna, ricorda che qui si è ritirato a vivere anche un suo vecchio amico: il Sovrintendente Spence, il quale lo aveva interpellato durante l’indagine del romanzo “Fermate il boia“.
Stavolta è lui, il grande Hercule Poirot, a richiedere la consulenza del vecchio amico, che sarà chiamato a fornirgli le prime informazioni sugli abitanti di Woodleigh Common. L’ex sovrintendente Spence e la sorella metteranno Poirot al corrente di una serie di “casi freddi”, ovvero vecchi omicidi tra i quali cercare quello di cui aveva parlato la giovane vittima.
Sì, perché alla fine, sia Hercule Poirot che Ariadne Oliver iniziano a credere che la storia di Joyce possa non essere inventata; tuttalpiù millantata. Da quel momento per il piccolo belga dalla testa ad uovo comincia un’indagine serrata che dovrà portarlo e lo porterà a scovare il turpe assassino della giovane Joyce Reynolds, assassino che ha già ucciso in passato e che, sentendo la ragazzina raccontare di aver assistito a un delitto decide di tapparle la bocca.
In questo romanzo, il terz’ultimo della serie di romanzi con protagonista Hercule Poirot, escluso “Il mistero di Greenshore” e le nuove avventure ideate e scritte da Sophie Hannah qualche anno fa, ritroviamo il detective entrato in scena con “Poirot a Styles Court” che non si vergogna di mostrarsi particolarmente umano, specialmente dal lato della vanità, come quando, parlando con il sovrintendente Spence, i cui capelli mostrano indiscutibilmente il trascorrere del tempo, confessa l’utilizzo di “una certa boccetta” per mantenere il colore corvino dei capelli e, v’è da credere, anche dei suoi famosi baffi.
Pur non amando questa sua creatura, tanto da averne scritto l’avventura di commiato già negli anni Quaranta conservandola quindi per trent’anni in un cassetto, la Christie riesce a infondergli peculiarità che lo rendono unico, e talvolta anche simpatico.
Quanto alla nuova spalla, oltre a vestire i panni del lettore azzardando ipotesi e soluzioni senza avvalorarle con ragionamenti o analisi, Ariadne Oliver sembra essere anche un alter-ego della stessa autrice; sospetto avvalorato anche da alcune battutine caustiche indirizzate…
A me non resta altro da fare se non ringraziarvi e augurarvi buona lettura!
Arrivederci alla prossima!
Riccardo Mainetti