Da una parte, un misterioso assassino che semina vittime in giro per Stoccolma. Dall’altra, una vecchia violenza, perpetrata anni prima ai danni di una giovane ragazza all’interno di un collegio esclusivo e subito messa a tacere. Sono questi gli ingredienti base de Il cacciatore silenzioso, il più recente romanzo di Alexander Ahndoril e Alexandra Coelho Ahndoril, coppia di coniugi che da qualche anno ha iniziato a firmarsi col nome di Lars Kepler.
La vicenda narrata risulta essere estremamente avvincente e nel complesso credibile, tenendo il lettore inchiodato alle pagine di questo romanzo che strizza l’occhio sia a Dieci piccoli indiani di Agatha Christie che al film Profondo rosso di Dario Argento. Infatti, se la filastrocca che parla del drammatico destino di Dieci piccoli conigli ricorda notevolmente l’opera della Christie, è altrettanto vero che il vezzo di fare ascoltare la registrazione di tale filastrocca alle vittime, prima di ucciderle in modo sanguinario, richiama il film di Argento.
Scendendo un po’ più nel particolare però emergono delle bizzarrie, almeno per un lettore come me, profano sia di questo genere di thriller che di questo autore.
Ho trovato innanzitutto strana la gestione dei personaggi. L’autore tende a marginalizzarne alcuni che all’inizio sembrano dover vestire i panni dei protagonisti e che poi con l’andare del romanzo vengono invece, per così dire, esiliati.
Un altro stratagemma che mi è apparso quantomeno strano, se non incomprensibile, è la scelta di trasformare un’indagine, inizialmente presentata come un gioco di squadra, in una vicenda nella quale, giunti al punto cruciale, a vestire i panni dell’eroe solitario è l’ex commissario Joona Linna. Restando su questo personaggio, mi sembra strano il meccanismo attraverso il quale giunge, in un modo che non viene chiarito, a certe intuizioni. Questo va detto, ad onor del vero, è un espediente utilizzato da molti altri autori che mi lascia sempre insoddisfatto e con l’impressione di essere stato imbrogliato dall’autore di turno.
Un ultimo punto che ho trovato strano è il finale, nel quale viene inserito un elemento che viene lasciato sul vago e, se permette al lettore di fantasticare sulla sua effettiva natura e identità, rappresenta comunque un “filo pendente” di cui si potrebbe fare tranquillamente a meno.
Queste, ci tengo a ribadirlo, sono considerazioni strettamente personali che nulla tolgono al romanzo che è comunque ricco di tensione; una storia nella quale le vittime, in fin dei conti, sono peggiori del loro assassino. Un romanzo sulle responsabilità delle proprie azioni e sulle conseguenze che tali responsabilità comportano, specialmente se sfuggite.
Grazie a tutti e arrivederci alla prossima!
Gli autori
Lars Kepler è lo pseudonimo dietro cui si celano due autori svedesi, marito e moglie. Vivono a Stoccolma con le loro tre figlie, a pochi metri dalla centrale di polizia. Sono appassionatissimi di cinema e da quando si conoscono guardano almeno un film al giorno. Entrambi sono scrittori, ma nel 2009 hanno deciso di sospendere momentaneamente le loro carriere separate per provare a scrivere un romanzo insieme. Ne è nato il caso editoriale europeo del 2010, L’ipnotista (Longanesi), che ha scalzato dalla vetta delle classifiche svedesi la trilogia di Larsson. L’ipnotista è inoltre diventato un film diretto da Lasse Hallström.
Riccardo Mainetti