La classificazione delle figure retoriche. Un esercizio di stile?

Narriamo. In continuazione, senza nemmeno accorgercene. Raccontare storie è un aspetto così radicato dell’autocoscienza che non siamo nemmeno in grado di pensare a una cultura senza narrazione; non siamo in grado di pensarci se non attraverso il racconto.

Plasmiamo le parole per ottenere un effetto,le combiniamo per suono e significato, le organizziamo per sintassi, le associamo per ritmo col solo scopo di accendere la scintilla dell’interesse, per rendere la nostra narrazione unica. Lo diceva d’altronde Cicerone, uno che di retorica ne sapeva qualcosina: nella costruzione dell’argomentazione, che segue regole ben definite, esiste un momento chiamato electio che sottende a un concetto importante.

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Figure retoriche e traslati, mattoni della narrazione

È evidente che la retorica e la prosodia non sono dei tiranni inventati arbitrariamente, ma una raccolta di regole reclamate dall’organizzazione stessa dell’essere spirituale. E mai la retorica e la prosodia hanno impedito all’originalità di prodursi distintamente. Al contrario, se si dicesse che esse hanno aiutato l’esplosione dell’originalità, sarebbe più vero.

(Charles Baudelaire)

Infilarsi in una serie di articoli sulle figure retoriche equivale a infilarsi in un ginepraio. È questa l’unica frase che mi batte e ribatte in testa da quando ho avuto la malaugurata idea di proporre una follia simile in redazione, eppure eccomi qua.

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Autore di Best Sellers in poche ore!?

Voi che scrivete, che avete passione, che passate ore a sudare e faticare sulle vostre storie anche a scapito della vostra vita personale: quante volte vi è capitato (magari in un momento di procrastinazione pura) di scorrere la vostra bacheca Facebook e di trovare annunci poco probabili che promettono risultati con pochissimo sforzo?

Sì, sto parlando di corsi di scrittura online, libri magici – come 2k to 10k di Rachel Aaron, recensito qualche settimana fa – e guru della comunicazione detentori del terzo segreto di Fatima, che in qualche ora garantiscono di trasformarti in una macchina sforna best-sellers. La situazione peggiora ulteriormente quando parliamo di scrittura commerciale: molti di voi che – come me – si guadagnano da vivere come copywriters e mercenari della penna, si saranno di certo accorti che è in atto una vera e propria invasione di venditori di fumo.

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Sensorialità, sinestesia e figure retoriche

Cos’è che rende incredibile la prosa di certi autori?
Io credo sia la capacità di trasmettere al lettore la propria particolare visione, di farlo entrare dentro il proprio mondo.

Non troppi giorni fa, rileggevo alcune delle lettere che Van Gogh scrisse al fratello Theo. Van Gogh non era certo uno scrittore, ma era un grande lettore. Amava leggere per scoprire mondi nuovi e nuovi modi di osservare la realtà. Forse non si rendeva nemmeno conto che, nello scrivere quelle lettere cariche di umanità, dolore e introspezione, riusciva in qualcosa che moltissimi autori non sono in grado di fare.

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2k to 10k di Rachel Aaron – Recensione

E via con questa mini recensione – dal momento che si tratta di un mini-libro – di 2k to 10k: Writing Faster, Writing Better, and Writing More of What You Love, manualetto che promette di portare la vostra produzione di parole scritte al giorno da due a diecimila.
Mi permetto una piccola premessa: il claim del titolo è fuorviante. Scrivere una tale quantità di parole al giorno (stiamo parlando di 28 cartelle da 1800 caratteri) presuppone una quantità di tempo che la maggior parte di noi non ha. E qua faccio due conti della serva: 10k parole al giorno, a una media di 600-1000 parole all’ora, presuppongono un minimo di 10 ore di scrittura ininterrotta. Ammesso che siate in stato di grazia e che stiate sputando un migliaio di parole. Ogni ora.

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L’essenza del Natale in 10 libri da non perdere

Prima di interrompere le pubblicazioni per le feste, ci fa piacere salutarvi con una lista di libri: dieci, tra romanzi e raccolte di racconti,  che a nostro parere racchiudono l’essenza del Natale. E voi, li avete già letti?  1) IL PASTORE D’ISLANDA, di Gunnar Gunnarsson (Iperborea, 2016). Perché in meno di novanta pagine è riuscito … Continua a leggere L’essenza del Natale in 10 libri da non perdere

Procrastinazione e scrittura: cronaca di una morte annunciata (2^ parte)

Un paio di settimane fa ci siamo addentrati in un approfondimento sulla procrastinazione, quel dannato atteggiamento che impedisce a quasi un quinto della popolazione di raggiungere i propri obiettivi.
Sembra che, rispetto a 30 anni fa, il numero di procrastinatori sia quadruplicato. Eppure la procrastinazione è una bestia antica, di cui si parla addirittura in alcuni antichi testi Iraniani qualcosa come 4000 anni fa, dove viene descritta come un demone piuttosto ingegnoso. Un po’ come la nostra scimmietta.
E allora come battere questa maledetta procrastinazione? Sale, paletti di frassino e antiche invocazioni sumere? Nulla di tutto ciò.

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