Un taxi sotto il Hijab
Nel cinema iraniano, non è raro incontrare il tema del viaggio in automobile, sia a Teheran che nel deserto, con la narrazione basata sul dialogo tra il conducente e i passeggeri che si alternano nel corso del film. Questo espediente è stato usato da Abbas Kiarostami, il più noto regista iraniano contemporaneo, in almeno due film: “Il sapore della ciliegia” e “Dieci”.
Ora, il meccanismo è stato usato anche dal regista Jafar Panahi per la sua ultima fatica: “Taxi Teheran”.
In questo caso, però, non si tratta di un espediente narrativo, ma di una necessità oggettiva: il film è clandestino, e Panahi lo ha girato recitando il ruolo di tassista, riprendendo con una piccola videocamera i dialoghi con i passeggeri di volta in volta trasportati in giro per la capitale iraniana (alcuni pienamente consapevoli di essere parte del film, altri no).
Panahi, infatti, nel 2010 è stato condannato dalla giustizia iraniana alla peggior pena possibile per un artista: Continua a leggere “Un taxi sotto il Hijab”