Carissimi scrittori, ben trovati e buon anno! Riprendiamo la nostra rubrica con un argomento molto attuale: i personaggi delle serie o delle saghe.
Per capirci, mi riferisco al fenomeno ormai diffuso, soprattutto nei gialli o nei polizieschi, dei personaggi che ricorrono in più romanzi. Ce ne sono esempi illustri sia risalenti nel tempo (a partire da Sherlock Holmes di Arthur Conan Doyle per esempio, ma anche Poirot di Agatha Christie) sia attualissimi (si pensi all’ispettore Lojacono della serie di De Giovanni I Bastardi di Pizzofalcone che sta avendo un grande successo).
Una saga segue le vicende di uno o più personaggi ricorrenti che si dipanano lungo una sequenza di più libri (il Fantasy ci offre molti esempi di enorme successo: Harry Potter, Twilight, per citarne alcuni; ci sono poi le c.d. saghe familiari. Recentemente è uscito l’ultimo volume della saga dei Cazalet di Elizabeth Jane Howard). Quando ogni romanzo ha una conclusione autonoma, invece, si parla di serie.
I romanzi seriali e le saghe sembrano sfuggire a qualsiasi crisi editoriale, riescono a conservare per anni il loro gruppo di sostenitori. Di questo si è accorto anche il cinema, tanto che spesso da questi romanzi sono tratti sia film che serie TV.
Nello spazio di oggi proveremo a capire quali sono le caratteristiche che rendono questi personaggi così popolari da fidelizzare i lettori e indurli a volerli seguire libro dopo libro.
Quali sono i segreti di un buon personaggio seriale?
Ve ne propongo 4!
1. IL CONTESTO
Regola numero uno: nel primo libro devi conquistare il lettore. Se non trovi il modo per farlo appassionare al tuo personaggio, probabilmente non leggerà il romanzo successivo e ciò vale anche per le saghe. Se il tuo protagonista non convince, non scatterà la curiosità di sapere “come va a finire”.
Ebbene, per conquistare il lettore, il tuo personaggio deve essere “unico”, cioè immediatamente riconoscibile. La letteratura è piena di commissari, investigatori privati, avvocati o medici legali. Ma tu non vuoi scrivere un romanzo. Tu vuoi creare un “mondo” in cui il protagonista possa interagire “n” volte.
Per ottenere questo la prima cosa da fare è creare un contesto accattivante e il più completo possibile. Può sembrare strano, ma la prima cosa da fare è concentrarsi sull’ambientazione, sui personaggi secondari. Più il contesto è credibile, più il lettore si chiederà come il tuo personaggio interagirà nel mondo che hai creato per lui.
Questo vale anche per il fantasy: infatti credibile non significa reale, ma piuttosto coerente. Se vuoi scrivere di unicorni o di realtà parallele la regola non cambia! Ho già citato Harry Potter, un successo editoriale mondiale. È un ottimo esempio proprio di quello di cui stiamo parlando. Il maghetto Harry è inserito addirittura in un doppio contesto: quello Babbano, in cui è nato e dove fa ritorno l’estate, e quello magico. Se fai mente locale, scoprirai di conoscere tantissimi particolari sia dell’uno che dell’altro. Questi particolari che non sono sempre “necessari” per la narrazione, ma consentono al lettore di calarsi in una situazione che gli diventa familiare al punto di aver voglia di “ritrovarla” libro dopo libro.
Ho detto, poi, che il contesto riguarda anche i personaggi secondari. Mai come nei romanzi seriali o nelle saghe, questi personaggi diventano veri e propri protagonisti della storia. E non è un caso, quanto piuttosto una tecnica precisa.
Il personaggio secondario assolve a varie funzioni: rende il contesto più vero, perché spesso “cresce” di pari passo con il protagonista libro dopo libro. Fa da spalla al personaggio principale e questa interazione può, a sua volta, essere declinata nei modi più vari: in chiave umoristica, in forma oppositiva o solidaristica. Lo svolgersi di questo rapporto consente allo scrittore di fornire maggiori dettagli del suo protagonista, senza doverli descrivere.
Facciamo qualche esempio: Adamsberg, il meraviglioso protagonista della serie poliziesca di Fred Vargas, nelle sue complicate indagini è affiancato dal comandante Danglard. Tanto il primo è intuitivo e inconcludente, tanto l’altro è colto e razionale. Ma è proprio l’opposizione fra questi due caratteri così definiti che rivela gli aspetti più interessanti del protagonista.
Sempre in ambito giallo, è indimenticato e indimenticabile il duo Poirot e Hastings. Il più amato dei personaggi di Agatha Christie è un ometto spocchioso ma acutissimo. Durante le indagini ha sempre un atteggiamento riflessivo, cui si contrappone la solerzia un po’ ingenua di Hastings. Ebbene Hastings non è altri che il povero lettore che tenta di arrivare a capo del mistero. Tanto Hastings ci somiglia, tanto Poirot, alla fine, ci appare geniale e irraggiungibile.
Ancora, il duo Erika Falck e Patrik Hadstrom, marito e moglie, protagonisti dei libri noir di Camilla Läckberg sono un utile esempio del rapporto di servizio tra personaggio secondario e protagonista. Non c’è dubbio sul fatto che Erika sia l’eroina della serie della Läckberg, eppure, senza le indagini (e le informazioni) del marito poliziotto non potrebbe mai scovare l’assassino. I romanzi della Läckberg, inoltre, sono un ottimo esempio di un contesto vincente, sia perché l’autrice ha furbamente scelto un’ambientazione di provincia, sia perché accanto alla coppia principale fa ruotare tutta una serie di altri personaggi (prima fra tutti Anna, la sorella di Erika) le cui vite private diventano una parte importante della narrazione.
2. UN PASSATO INTRIGANTE
Altro must have: un protagonista indimenticabile ha un passato importante che lo ha segnato o comunque lo ha portato ad essere quello che è quando lo incontriamo nel primo romanzo. Saper dosare le informazioni, man mano che i romanzi procedono, è un ottimo modo per invogliare il lettore a proseguire nella lettura.
Il Commissario Bordelli, protagonista della fortunata serie di Marco Vichi, per esempio, è caratterizzato dal suo passato di guerra. Militante nel battaglione San Marco, Bordelli ha combattuto con la resistenza durante la seconda guerra mondiale. L’esperienza vissuta ha contribuito a formare l’uomo di mezza età che incontriamo nel primo romanzo della serie e che lo scrittore ci mostra (senza mai perdersi in descrizioni pedanti) libro dopo libro. La narrazione sapiente di Vichi si muove in modo armonico fra presente e passato attraverso i ricordi del protagonista. Il risultato è quello di una forte caratterizzazione emotiva che consente al lettore di provare empatia per Bordelli, anche quando non se ne condividono le azioni.
Nelle saghe il meccanismo è solo parzialmente differente. Quando la storia è unica e c’è continuità fra un libro e l’altro di solito il protagonista (o i protagonisti) compiono un percorso anche personale. La saga dei Cazalet non ha un solo protagonista, è sicuramente un racconto corale perché segue le vicende di un’intera famiglia attraverso un arco temporale molto lungo (alcuni personaggi sono bambini che il lettore segue fino all’età adulta). Ciò nonostante, la caratterizzazione personale resta fondamentale. Il passato del personaggio, in questi casi, viene narrato direttamente nei primi volumi e poi funge da motore nei libri successivi: il lettore sa che “si comporta così perché prima è accaduto…”, senza che lo scrittore lo debba ripetere (tutt’al più è fatto un accenno per consentire anche ai neofiti di seguire la storia).
3. LA LOTTA CONTRO LE AVVERSITÀ
Il tenebroso Marlowe di Raymond Chandler è affascinate, certo. Duro e puro, fa dell’integrità la sua principale caratteristica (non è un caso che per la trasposizione cinematografica del romanzo Il grande sonno all’epoca sia stato scelto un altrettanto tenebroso Humphrey Bogart).
Tuttavia, niente tocca il lettore quanto un personaggio imperfetto e osteggiato.
Inserire elementi di difficoltà può essere un ottimo escamotage per mettere alla prova il protagonista e coinvolgere il lettore emotivamente.
Anche in questo caso le possibilità sono infinite e possono riguardare gli aspetti più disparati: una vita personale difficile (Harry Potter è orfano, Lincoln Rhyme, protagonista della serie di Jeffrey Deaver, è gravemente disabile, il commissario Ricciardi di De Giovanni vive in modo isolato a causa della sua condanna a sentire l’ultimo pensiero dei morti, Bella Swan di Twilight non riesce a interagire con i propri coetanei etc.) un antagonista ricorrente e temibile (il famoso Poeta che perseguita il detective Harry Bosch di Michael Connelly e, sempre in Harry Potter, il mago malvagio Voldemort) etc.
L’aspetto c.d. oppositivo nelle serie diventa l’elemento che lega tutti i romanzi al di là dei singoli episodi che si concludono in ogni volume e, di pari passo, rappresenta una forte motivazione per il lettore ad andare avanti nella lettura.
4. I DETTAGLI: UN VEZZO, UNA MANIA, UNA FOBIA…
Potete essere sicuri di aver fatto centro quando avrete inventato un dettaglio, apparentemente insignificante, che identifichi immediatamente il vostro protagonista.
Pensate per esempio a un personaggio vegano o con la mania di cambiare spesso colore di capelli.
A ben vedere tutti i personaggi seriali hanno una caratteristica che li identifica.
Sherlock Holmes è passato alla storia per il suo celebre intercalare “elementare Watson”. Hercule Poirot, in ogni romanzo, trova l’occasione per ribadire la sua nazionalità belga (non francese) e allisciarsi i baffetti sottilissimi. Il malinconico Ricciardi non porta mai il cappello e ha sempre un ciuffo ribelle sulla fronte. Bordelli lotta con il vizio del fumo e conta le sigarette giornaliere. Erika Falk si barcamena fra le focaccine alla cannella e la dieta. Adamsberg cammina e scarabocchia continuamente. Montalbano nuota e la sera riflette (di solito con una bottiglia) sulla sua verandina.
Non c’è modo di pensare a questi personaggi senza richiamare il dettaglio che li caratterizza. E, ovviamente, può essere anche una caratteristica fisica (l’ispettore Lojacono è detto “il cinese” per i caratteristici occhi allungati; ancora Poirot ha la testa “a uovo”; Ricciardi ha due occhi verdi quasi trasparenti; Adamsberg è definito dall’autrice “asimmetrico”; Harry Potter ha la famosa cicatrice etc…).
Queste piccole – e apparentemente irrilevanti – informazioni contribuiscono alla sensazione di familiarità che si deve ingenerare nel lettore, e devono ricorrere in tutti i romanzi affinché siano utili allo scopo. Potete sbizzarrirvi e inventare qualsiasi cosa!
A questo punto vi invito a verificare quanto ho evidenziato. Potete anche scegliere un esempio letterario che vi piace: vedrete che troverete riscontro e magari individuerete altri “segreti” utili per costruire il prossimo personaggio letterario che finirà al cinema.
In caso scriveteci!
Nel frattempo leggete, leggete, leggete!
Annalisa De Stefano