Sono andato a vedere il secondo film dei Guardiani della galassia alla proiezione delle 15. Non è l’orario che preferisco per recarmi al cinema, in genere c’è troppo chiasso e troppi pop-corn, ma se c’è una cosa che quello spettacolo mi ha permesso di capire, è sicuramente la trasversalità del pubblico che i film Marvel, ma in particolar modo i Guardiani stessi, hanno raggiunto.
Seduti nelle poltroncine attorno a me c’erano bambini, anche piuttosto piccoli, adolescenti, adulti e anche qualcuno di più agé. C’era il ragazzino che va al cinema per divertirsi un po’, stufo di bighellonare per la strada, c’era l’adulto nerd che sa tutto e che tende a illustrare quanto è accaduto prima e quanto accadrà dopo (quello che ogni buon spettatore un po’ odia). C’era l’adulto che accompagnava il bambino, il bambino che accompagnava l’adulto, la comitiva, il singolo e c’eravamo pure io e mia moglie, gli unici, a quanto pare, a sapere che le scene post crediti erano ben cinque, superando così, credo, qualsiasi altro film della casa delle idee. Per la cronaca, io ne ho guardate 4, ma poi sono uscito perché mi spiaceva essere l’unico che impediva alla ragazza delle pulizie di fare il suo lavoro.
Questo per dire che la Marvel ha creato un impero cinematografico di tutto rispetto, riuscendo a catturare un pubblico molto ampio e variegato. E ciò è ancor più vero quando si parla dei Guardiani della galassia che, con il secondo capitolo (pardon, volume) sottolinea molto questo aspetto.
Innanzitutto ha elementi che possono piacere a differenti tipi di persone: c’è la questione supereroi, ovviamente, che richiama gli appassionati di fumetti, ma c’è anche una sorta di sensazione Star Wars, con l’epopea di questa strana famiglia in una galassia lontana lontana, con tanto di problemi ‘interni’, risolti e non, che in questa seconda prova esplodono e muovono tutta la pellicola. Senza fare spoiler, si può tranquillamente dire che per la nuova avventura di Peter Quill e compagni, la figura del padre del ragazzo di origini terrestri sarà ben più che centrale, e sarà piuttosto importante anche il rapporto tra sorelle di Gamora e Nebula. La saga famigliare di George Lucas un po’ rivista, insomma.
Poi c’è la questione comicità, un tratto distintivo dei film Marvel, fin dal primo Iron Man, ma che qui trova soluzioni più variegate. Se per esempio le battute portanti dei film con Downey Jr. sono ‘giocate’ soprattutto sul suo egocentrismo, mentre quelle del nuovo Spiderman si concentrano sul suo entusiasmo adolescenziale, qui si costruisce qualcosa su più livelli, arrivando addirittura a prendere in giro lo stesso filone filmico di cui il lungometraggio fa parte, calcando la mano su alcuni cliché del genere. Si passa infatti dalle battute a sfondo sessuale per gli adolescenti (e i grandi), a quelle con inaspettati risvolti seriosi (vedasi Drax e Mantis) per gli adulti, a quelle più terra terra che possono capire anche i bambini piccoli, per esempio i vari “topastro!” et simila che vengono gridati a Rocket.
Ci sono personaggi estremamente differenti: il cazzone bello e simpatico incarnato da Starlord, le donne forti e indipendenti, alias Gamora e Nebula, Drax che è un po’ lo stupidone del gruppo e poi Rocket, un procione rompi scatole che spara, ruba e guida navicelle (quale bambino non vorrebbe averne uno in casa?). E infine c’è Groot. Baby Groot, per la precisione, che apre il film con i fuochi d’artificio e che fa innamorare tutti (perfino quei duri omoni dei Ravagers), che diverte grandi e piccini con una semplice inquadratura e due occhioni da Gatto con gli stivali.
È inoltre impossibile evitare di citare, almeno un poco, i richiami agli anni ottanta. Come nel primo film quel periodo travolge lo spettatore attraverso la musica, sempre presente, ma non solo. Ci sono infatti svariate citazioni televisive con tanto di battute e comparsa a sorpresa. Ecco allora che in questo momento di nostalgia per gli anni ottanta si riesce a inserire, con successo, un prodotto di fantascienza.
E poi c’è una particolare atmosfera che ci accompagna un po’ per tutto il film, resa tangibile da quell’essere bravi ragazzi che salvano il mondo ma, allo stesso tempo, pure dei bricconcelli che rubacchiano e disobbediscono e fanno quello che gli pare, che ricorda un altro capolavoro di genere del passato, ovvero Indiana Jones. E lo richiama non solo nella trama ma, un po’ come nel caso di Star Wars, anche come sensazioni e modo di visualizzare la storia, quella ricerca di qualcosa giocando un po’ tutte le carte, anche scorrette, che si hanno, senza tuttavia dimenticare sentimenti, buone azioni e amore.
Guardiani della galassia Vol. 2 diventa quindi simbolo di un cinema d’intrattenimento fatto bene, che sa trovare il successo conciliando elementi apparentemente distanti fra loro ma che, se sapientemente miscelati, riescono ad ammaliare un pubblico trasversale e a far divertire bambini, genitori – e pure nonni.
È la magia del cinema.
Andrea Storti